di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Sa anche andare di fretta, Giuseppe Conte. Il giorno prima di salire al Quirinale, appena saputo che avrebbe ricevuto l’incarico di formare il Governo ha telefonato a Bracci (piccola camiceria fondata da un ex orafo in pieno Ghetto a Roma dove il premier da anni si serve per i suoi eleganti abiti sartoriali) e ha ordinato dieci nuove camicie bianche. “Pronte il prima possibile”, chiese, segno che non è la concezione dell’urgenza a mancargli, nonostante quello che succede ora su Bankitalia, Ivass, l’affaire Siri e in passato è successo su molto altro.
Da quando è a Chigi, Conte rimanda, rinvia e posticipa, ma non per pigrizia o indecisionismo, quanto piuttosto per scelta, forse inevitabile, magari aiutata anche dal carattere duttile e dall’esperienza professionale. Ed ecco allora che sul caso di Armando Siri c’è un dilazionare quotidiano, ora dopo ora, nella speranza che il fuoco si spenga da solo. Prima si sarebbe dovuto decidere subito, poi al suo ritorno dalla Cina, infine “tra qualche giorno, dopo che sarà sentito dai magistrati”. Vedremo, ma non sarà breve.
E oltre a questo ci sono state molte altre lunghe mediazioni, anzi posticipazioni: dalla (non) decisione sulla Tav al caso Alitalia, dalla contrattazione sulle risorse da spartirsi in manovra alla trattativa di mesi con l’Europa sul limite del deficit. Oltre ai decreti Genova, Crescita e Sblocca-cantieri approvati “salvo intese” c’è poi quello sulle banche, in cui si è delegato il ministero a decidere chi siano coloro che meritano un rimborso, perché “truffati”.
E poi il temporeggiare sulla Libia, sulla Consob e su molto altro. Premier per chiamata, probabilmente questo attendismo che all’apparenza sembra un po’ goffo e incerto è anche l’unico modo con cui Conte può tenere insieme quei gemelli diversi che sono Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ma alla fine il conto arriva sempre, perché adesso c’è la questione nomine Bankitalia e (Ivass), che rischiano la paralisi.
Da tempo, infatti, è atteso il parere (non vincolante) sui nuovi incarichi a Palazzo Koch da parte del Consiglio dei ministri. Ma poi la procedura prevede anche l’avallo del Consiglio di Stato e la nomina del Quirinale, che qualche giorno lo richiedono. Se gli incarichi a Daniele Franco, Alessandra Perrazzelli e la promozione di Fabio Panetta non saranno effettivi prima del 9 maggio, Bankitalia si troverà ad avere due membri su cinque e l’Ivass uno su tre ed entrambe saranno quindi impossibilitate a operare. Oltre ad un problema di reputazione, c’è un rischio sistemico: per esempio, un’assicurazione non potrebbe lanciare un’operazione per cui è necessario il parere della Vigilanza.
Il Quirinale ha suggerito a Conte di dare il via libera ai soli Panetta e Franco, visto che Petrazzelli viene considerata dai gialloverdi troppo vicina alla sinistra e Signorini troppo “sincero” sui conti e sull’andamento del Governo. Ma per fare questo Ignazio Visco deve riconvocare il Consiglio superiore di Bankitalia. Non facile. E intanto si avvicina la relazione annuale del Governatore. Situazione sul filo del rasoio. Vedremo se il premier riuscirà a indossare una camicia elegante anche stavolta. Se volete passate da Bracci a chiedere. (Public Policy)
@m_pitta