Twist d’Aula – L’alleanza Pd-M5s è ancora possibile?

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Non è detto che si andrà a votare in autunno. Dopotutto sarebbe un inedito per la storia repubblicana che oltretutto il Quirinale non vuole, come non lo vogliono in molti timorosi del voto. Tuttavia, che sia a settembre, marzo o il 21 maggio 2023 come vorrebbe Mattarella – e visto che si voterà con questa legge elettorale che favorisce le coalizioni – c’è una domanda a cui rispondere. Se il centrodestra ha immediatamente ritrovato l’assetto di coalizione come ha sempre fatto negli anni, il Partito democratico è e rimarrà ancora alleato dei 5 stelle?

Non che Conte possa ancora essere il “punto di riferimento dei progressisti”, come nell’idea del duo Bettini-Zingaretti, ma la direzione dem dovrà sciogliere un busillis: si può rimanere alleati con chi ha messo a repentaglio la vita del Governo Draghi, tanto più che gli elettori del Pd sono proprio quelli con il maggior tasso di supporto a questo Esecutivo? Insomma, la linea di Provenzano e Boccia rimane un’opzione? In politica tutto è possibile, ma certo sarebbe un bel salto mortale. Doppio e carpiato.

Nel gennaio 2021 i ministri di Italia viva si dimisero dal Governo per aprire la crisi, mentre oggi quelli grillini sono ancora in carica. Draghi presenta le dimissioni dopo aver ottenuto 172 voti a Palazzo Madama mentre Giuseppe Conte, che non aveva la maggioranza, provò goffamente a resistere per settimane cercando peones in Parlamento, a partire dal mitologico Ciampolillo. Se il Pd vuole essere la forza responsabile del sistema, certo non si presenta in buona compagnia.

Enrico Letta si può fidare dei suoi alleati? Ed è dunque, a sua volta, affidabile? Solo per avere un metro di paragone, nell’ultima telefonata con Draghi, Giuseppe Conte si era mostrato mansueto e affabile. Con il suo linguaggio involuto aveva lasciato immaginare che alla fine i 5 stelle avrebbe continuato a sostenere l’Esecutivo. Invece le cose sono andate diversamente. Adesso i pentastellati argomentano l’atteggiamento aventiniano (“eravamo contrari al provvedimento singolo, non al Governo”) e i conti si faranno mercoledì, quando ci saranno le comunicazioni di Draghi in Parlamento. Indipendentemente da come andrà a finire, indipendentemente se il voto sarà in autunno o nel 2023, il Pd è ancora alleato ai 5 stelle? Ne vale la pena, sia politicamente sia per i voti che possono portare? (Public Policy)

@m_pitta