di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Potrebbe andare meglio, ma anche peggio. O, semplicemente, questa potrebbe essere la nuova normalità. Se è vero che la prima legge di Bilancio del primo Governo di destra è una manovra difficile su una strada stretta, è altrettanto possibile che queste saranno le medesime condizioni del futuro prossimo venturo. Perciò l’annuncio di Meloni e Salvini (oggi si può fare poco ma “per realizzare il programma ci sono cinque anni di legislatura”) non tiene conto degli equilibri politici né, soprattutto, di una serie di condizionamenti economici, interni ed esterni, che potrebbero ridurre ulteriormente lo spazio dei conti pubblici.
La manovra da 35 miliardi (stesso ammontare di quella di Draghi, sarà un caso?) ne destina 21 al caro bollette, 5 al cuneo fiscale e lascia poco alle altre misure. Se questo protegge i conti pubblici, costringe all’addio a molte promesse elettorali, di cui qualcuna oggettivamente irrealizzabile: non ci sarà Quota 100, la pace fiscale è parziale come anche la flat tax, le pensioni non saranno alzate a 1.000 euro. C’è una stretta sul reddito di cittadinanza, ma è graduale. Ma è proprio un addio o solo un arrivederci? Molto dipenderà dall’andamento economico…
Però, per esempio, i 21 miliardi per le bollette bastano per appena tre mesi. Se i prezzi dell’energia non scenderanno, se non arriverà un price cap europeo (o se non dovesse funzionare), ad aprile ci sarà bisogno di ulteriori stanziamenti. Che quindi dreneranno altre risorse. Per dire, l’anno scorso ne sono serviti 66 miliardi. La Germania ne ha messi 200. Se anche non ci sarà più il picco dei prezzi dello scorso agosto, cosa ci dice che la situazione tornerà alla normalità? Una domanda che è necessario porsi anche perché la transizione ecologica, e cioè produrre energia da fonti rinnovabili, comporta un aggravio dei costi e quindi dei prezzi.
Ma non c’è solo la bolletta. L’inflazione infatti non pesa solo sui bilanci delle famiglie, ma anche su quelli dello Stato. Con i prezzi a +8% l’Inps prevede una spesa addizionale di 23 miliardi per indicizzare le pensioni al costo della vita. Aumenteranno le spese per i beni intermedi, i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, ma probabilmente serviranno maggiori stanziamenti per la spesa sociale. Ed è vero che un tasso di inflazione elevato contribuisce a deprezzare il valore del debito pubblico, ma è anche vero che contemporaneamente salgono i tassi e quindi la spesa per interessi per mantenere il nostro debito (57 miliardi nel 2020, 63 nel 2021, pari al 3,5% del pil e più di quanto sborsano Francia e Germania assieme) .
A questo dobbiamo aggiungere che la Bce ha cominciato a chiudere l’ombrello protettivo che aveva tirato fuori prima nel luglio 2012 (whatever it takes) e poi usato ancora con la pandemia. Da dicembre Francoforte dovrebbe ridurre il portafoglio di bond in suo possesso e l’Italia dovrà tornare a vendere la maggioranza dei sui titoli sul mercato. Cosa che, ovviamente, ci espone a rischi maggiori rispetto alla situazione attuale, controllata e diretta dall’Eurotower. Senza dimenticare che il Patto di stabilità, nella nuova formula “più flessibile” nella forma ma più severa nella sostanza, dovrebbe tornare in vigore nel 2024. Da quel momento, la spesa primaria potrebbe finire sotto tutela di Bruxelles e allora altro che Quota 100 o flat tax per tutti.
Si potrebbero poi aggiungere altri trend strutturali che mettono i conti pubblici sotto pressione, dal declino demografico alla scarsità delle materie fino alle tensioni geopolitiche che potrebbero proseguire e aggravarsi. Il tutto in quel processo di “subsidenza” economica illustrato ormai 20 anni fa dall’allora governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Se a questo condizionamento del ciclo aggiungiamo che la maggioranza non è stabile, con Salvini e Berlusconi che ostentano un dinamismo che difficilmente lascerà la premier tranquilla per cinque anni, e che anzi già dalle regionali in Lombardia potrebbe arrivare il primo scossone, forse questa prima manovra potrebbe non essere la meno difficile del Governo Meloni. (Public Policy)
@m_pitta