Twist d’Aula – Pnrr: riforme (fuori) tempo?

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Il tavolo è saltato alla prima occasione, ancora prima che il gioco delle riforme iniziasse. Un problema per l’attuazione del Pnrr, considerato che sulla tabella di marcia siamo già (leggermente) in ritardo. Vista la sua delicatezza, la legge delega sul fisco era già stata rinviata più volte e Giorgetti aveva perfino chiesto che fosse posticipata a dopo i ballottaggi. Infatti, non appena entrata in Cdm, ne è uscita la Lega. Una questione politica. La riforma del catasto, necessaria in un Paese dove i valori sono squilibrati e molti immobili non censiti, entrerebbe comunque in vigore tra diversi anni e, come tutto il provvedimento, deve ancora essere definita nel dettaglio. Siamo infatti di fronte ad un ddl molto vago, come sempre in caso di delega, e si tratta infatti dell’inizio di un lungo percorso che prevede numerose misure delegate da emanare e da discutere in Parlamento nei prossimi due-tre anni.

La crisi sembra lontana, ma sulla casa è esplosa la bomba. Il presidente del Consiglio ha deciso di non arretrare e anzi di chiedere spiegazioni a Salvini. E di fissare due Cdm a settimana. Vedremo gli sviluppi. Un’altra legge politicamente delicata, quella sulla concorrenza, potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la settimana prossima. Sa, il presidente del Consiglio, che il piano di riforme concordato con l’Europa, e di cui lui si è fatto personalmente garante, è in ritardo. Oltre alla decisione su Quota 100 da prendere entro Natale (altra materia delicata per i rapporti con la Lega) e quella sul Reddito di cittadinanza, ci sono 528 condizioni da soddisfare, impegni che abbiamo pattuito con la Commissione europea per mandare avanti il Pnrr e di cui, in fondo, Draghi si è fatto personalmente garante. Tra l’altro verso quelle cancellerie europee che molto hanno influito sul suo arrivo a Palazzo Chigi.

Ci sono infatti 314 obiettivi di tipo quantitativo (come l’assunzione di un tot di personale in un determinato ambito) e 214 traguardi (come l’approvazione di riforme o atti normativi). Alla verifica sul rispetto di tali condizioni, è legata l’erogazione semestrale dei fondi del NGEU, che appunto avviene a “stato avanzamento lavori”. Nel 2021 si contavano 51 condizioni, tra cui l’organizzazione della governance del Pnrr e una serie di assunzioni temporanee, la cui maggior parte sono state soddisfatte. Ma il difficile viene adesso, sia per le riforme “abilitanti” (in materia di regole sugli appalti, sulla revisione della spesa e sulla strategia per ridurre l’omessa fatturazione), che per quelle “orizzontali” (processo civile, processo penale e in materia di insolvenza).

Questa delle riforme è come una medicina amara, ma necessaria. Ovviamente forze politiche costrette a governare insieme alzano la tensione. Così alcuni provvedimenti (semplificazione, pubblico impiego) stanno navigando nei tempi e nei modi pattuiti con l’Ue, ma le riforme della giustizia, del fisco, della concorrenza e degli ammortizzatori sociali sono indietro temporalmente e oggetto di scontro interno alla maggioranza. Con l’inoltrarsi dell’autunno e della legge di Bilancio, verranno al pettine altri nodi. Cartelle esattoriali, discoteche, e chissà cos’altro. Se sul fisco la bomba è esplosa ancor prima di cominciare, chissà cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi. E ci sarebbe da domandarsi come sarebbe stato un semestre bianco di questo genere con un altro presidente del Consiglio. (Public Policy)

@m_pitta