ROMA (Public Policy) – La forma è anche sostanza, ma non troppo. Sulla riforma costituzionale ormai destinata all’approvazione al Senato si scatena una bagarre su regole e regolette che dimentica ogni contenuto, che degrada gli strumenti a principio, che scambia il mezzo con il fine.
A Palazzo Madama, tra “firme false”, algoritmi e soldi del monopoli, le opposizioni si incancreniscono a dibattere su canguri, voti segreti, emendamenti e sub-emendamenti, senza nemmeno una critica al rapporto tra Stato e Regioni nel futuro Senato, sull’assenza degli esecutivi locali che rimarranno confinati alla Conferenza Stato-Regioni, sulla ripartizione delle competenze tra le due Camere.
Per avere un’idea, le opposizioni si sono lamentate per il poco dibattito, senza però mai intervenire nel merito degli emendamenti, così la seduta è finita in anticipo. Poi, dal giorno seguente, la parola è stata chiesta sull’ordine dei lavori, sull’autenticità delle firme, sul perenne sorriso di Grasso, ma mai sul merito della riforma.
Invece di riflessioni che provino ad evitare la brutta copia del Bundesrat, insomma, abbiamo assistito a mere invocazioni della “primazia della forma sul contenuto”, senza attenzione al risultato. Un formalismo impastato di garanzia, tranquillità, indecisionismo, che persevera solo la continuità.
Talvolta accade perfino che la gabbia troppo rigida delle regole favorisca l’irresponsabilità. Troppi veti e troppi soggetti deputati a decidere, infatti, rendono difficile l’identificazione di colui che ha scelto. Tutti colpevoli, nessun colpevole.
Avere sempre una doppia chance, come quando si hanno due Camere con le stesse funzioni, rende meno gravose le decisioni. Ovviamente, si sceglie con più attenzione con una sola occasione a disposizione, quando non c’è margine di errore. Se ci sono due, o tre, o quattro diverse possibilità, l’errore è invece concesso. E per troppo tempo l’Italia ha vissuto di errori e irresponsabilità. Sarà per questo che Morra (M5s) invoca la Bibbia: “Padre, perdonali perché non sanno ciò che fanno. L’Italia è crocifissa”. Che “peccato”.
A voler fantasticare, si potrebbe intuire che una sola assemblea rappresentativa, che abbia competenza esclusiva a decidere sulla maggior parte delle materie di interesse nazionale, potrebbe forse essere più attenta, avrà meno possibilità di scaricare il barile, dovrà obbligatoriamente rispondere delle proprie azioni. Senza scuse. Nel contenuto e non solo nella forma. (Public Policy)
@GingerRosh