(Public Policy) – Roma, 31 gen – Due anni dopo l’avvio dei
percorsi destinati all’incentivazione della qualità e
dell’efficienza del sistema universitario, la situazione è
caratterizzata dalle seguenti emergenze e criticità: sulla
base delle rilevazioni Ocse, l’Italia occupa per spesa in
educazione terziaria in rapporto al Pil il 32° posto su 37
Paesi considerati (dati 2009).
Il Paese investe appena l’1%
del proprio Pil nel sistema universitario contro una media
Ue dell’1,5% e una media Ocse dell’1,6%. Il ritardo
dell’Italia si riscontra in tutto il quindicennio 1995-2009
analizzato dall’Ocse.
La dichiarazione del Consiglio nazionale universitario per
l’università e la ricerca è intitolata proprio “Le emergenze
del sistema”.
FINANZIAMENTI
Il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) ha conosciuto una
contrazione delle risorse tanto da essere, per il 2013,
inferiore all’ammontare delle spese fisse a carico dei singoli Atenei.
La combinazione tra Ffo e andamento degli
organici costituisce fattore di forte tensione interna al
sistema creando scompensi fra Atenei nei quali la riduzione
del Ffo è compensata da un elevato numero di pensionamenti e
Atenei che si vedono ridurre la quota Ffo senza beneficiare
di significativi risparmi sulla spesa per il personale.
La riduzione del contributo pubblico è aggravata dalla
difficoltà degli Atenei di attingere a finanziamenti esterni
in un periodo di crisi economica.
A fronte di tutto ciò appare consolidarsi il rischio di un
incremento dell’emigrazione intellettuale delle giovani
generazioni, sia per la possibilità diffusa di ottenere
significativi contratti di ricerca in molti Atenei
stranieri, sia per i differenziali di retribuzione che per
le fasce iniziali di accesso ai ruoli, possono arrivare al
50-70% in più di quanto percepito in Italia.
PERCENTUALE DEI LAUREATI
Il numero di chi accede a un titolo di studio
universitario, in Italia, è decisamente sotto la media Ocse,
le cui rilevazioni riferite al 2010 collocano l’Italia al
34° posto su 36 Paesi considerati.
In termini assoluti, nella
fascia di età 30-34 anni, soltantpo il 19% possiede un
diploma di laurea, contro una media europea del 30%.
SPESA PER STUDENTE
Dalle rilevazioni Ocse, quanto a spesa cumulativa per
studente per tutto il corso degli studi, l’Italia è al 16°
posto su 25 Paesi considerati.
Il fondo nazionale
disponibile per finanziare le borse di studio tra gli anni
2009-2011 ha subito una riduzione che ha comportato una
diminuzione degli studenti che hanno usufruito della borsa
dall’ 84% al 75% degli aventi diritto
CALO IMMATRICOLAZIONI
Secondo i dati Miur (Anagrafe nazionale degli studenti),
gli immatricolati sono scesi da 338.482 (nel 2003-2004) a
280.144 (nel 2011-2012), ciò che significa un calo di 58.000
studenti.
La percentuale di chi s’iscrive all’Università diminuisce
costantemente: dal 68% del 2007-2008 fino al 61% del
2011-2012. In confronto ai paesi Ocse, l’Italia si pone al
25° posto su 35, in termini di percentuale di giovani che si
immatricolano. Questi dati indicano chiaramente un diminuito
interesse per l’istruzione universitaria e/o
una diminuita capacità di accedervi.
FUORI CORSO
Secondo i dati Miur disponibili, nel 2010-2011 gli studenti
fuori corso corrispondono al 33,6% degli iscritti (598.512
su 1.781.786 e, in particolare, 336.585 donne su 1.017.499,
261.927 uomini su 764.287 iscritti).
Per quanto riguarda il tempo di conseguimento della laurea,
nel 2008-2009, il 35,9% degli studenti ottiene la laurea
triennale nel tempo previsto mentre il 60,6% impiega un
tempo maggiore e solo il 3,5% un tempo minore.
OFFERTA FORMATIVA
Costante diminuzione dell’offerta formativa per quanto
riguarda sia i corsi di laurea triennale sia i corsi di
laurea specialistica/magistrale/ciclo unico. Tale riduzione
è in parte dovuta ad azioni di razionalizzazione, attuate
spontaneamente dal sistema ed accompagnate dal Cun, ma
risulta in larghissima misura anche imposta dalla pesante
riduzione numerica del personale docente.
Per contro, il numero medio
di studenti immatricolati per corso di studio è in continua
crescita, è ormai superiore a 120 ed è destinato a crescere,
nonostante la diminuzione delle immatricolazioni.
ACCESSI AL DOTTORATO
La percentuale degli studenti delle classi di età più
interessate (25-27 anni) che in Italia accedono ai corsi di
dottorato è sotto la media europea di poco meno di un punto
percentuale che, in termini assoluti, significa la mancanza
di circa 6.000 dottorandi di ricerca italiani ogni anno.
DOTTORI DI RICERCA
L’Italia, con un numero di dottori di ricerca per classe di
età che varia dall’1,5% nel 2007 al 2% nel 2010, appare più
o meno in linea con la media europea (1,6% – 1,7%).
Il numero di dottori di ricerca rispetto alle classi di età
interessate (1,5% – 2,0%) è comunque inferiore in termini
assoluti, nello stesso intervallo di tempo (2007-10),
rispetto a Paesi come Finlandia (2,3%-2,9%), Germania
(2,3%-2,6%), Regno Unito (2,0%-2,3%), Svezia (2,8%-3,3%),
che tradizionalmente investono molto nell’alta formazione e
dove la media è ben più alta di quella europea.
Va infine osservato che si è ridotto il numero di corsi di
dottorato attivi, passato dai circa 2.200 del 2007 a circa
1.900 nel 2009, anche per effetto della razionalizzazione
dei corsi e delle scuole di dottorato compiuta da molte
Università.
PERSONALE DOCENTE
I professori ordinari sono scesi da un massimo storico di
quasi 20.000 a fine 2006 agli attuali 14.500 (-27%), gli
associati dai 19.000 del 2006 ai 16.000 di oggi (-16%); il
numero complessivo dei professori si è quindi ridotto del
22% in soli sei anni.
RAPPORTO DOCENTI-STUDENTI
Le ultime rilevazioni Ocse, per il 2010, evidenziano
che contro una media di 15,5 studenti per docente, in Italia
la media è di 18,7.
Pur ammettendo che prosegua la tendenza
al calo del numero delle immatricolazioni, registrata negli
ultimi due anni (che comunque non è certo un fenomeno
auspicabile e deve essere contrastato), il
rapporto docenti/studenti è destinato a divaricarsi
ulteriormente rispetto alla media Ocse, per la continua
emorragia di professori e anche per la forte limitazione che
recenti provvedimenti legislativi hanno posto al numero di
contratti di insegnamento stipulabili da ciascun Ateneo.
PERSONALE PER LA RICERCA
I dati relativi al numero degli assegnisti di ricerca
indicano per gli anni dal 2007 al 2011 una significativa
crescita: da 11.810 unità sino a un massimo di 18.300 unità,
mentre il dato Cineca (Consorzio interuniversitario), per il
2012, indica 14.907 assegnisti.
Nel descrivere la situazione del precariato, non si è
tenuto conto delle altre figure precarie (docenti a
contratto, borsisti, ecc.) per le quali non esistono dati
certi e che, nelle previsioni normative, sarebbero comunque
destinate a un graduale esaurimento. (Public Policy)
SPE