(Public Policy) – Roma, 6 nov – (di Gaetano Veninata) Il 13
ottobre, a Roma, Pd, Sel e Psi hanno presentato insieme la
Carta d’intenti dell’alleanza dei democratici e dei
progressisti. Un documento di 10 punti condensati in 14
pagine. Ora, il 25 novembre, c’è la sfida delle primarie, e
in corsa sono in cinque: tre del Partito democratico (Pier
Luigi Bersani, appoggiato anche dal Psi; Matteo Renzi; Laura
Puppato), Bruno Tabacci dell’Api e il leader di Sel Nichi
Vendola.
A far parte dell’alleanza sono dunque tre partiti che
vengono da storie diverse (il Pd dalla fusione
Ds-Margherita; Sel, come unione di ex Ds ed ex Rifondazione
comunista; e il Psi, rinato con questo nome nel 2009, dopo
Tangentopoli e lo scioglimento nel 1994). E che oltre alla
Carta d’intenti, hanno programmi specifici su come
affrontare le sfide di un prossimo Governo.
Una materia sulla quale già sono nate le prime polemiche è
il lavoro, dopo l’appoggio, da parte di Sel (insieme con Idv
e Fds) al referendum (www.referendumlavoro.it) contro
l’articolo 18 e la riforma Fornero (votata dal Pd in
Parlamento).
COSA DICE SUL LAVORO LA CARTA D’INTENTI
‘Il primo passo da compiere – si legge nella Carta a tre
Pd-Sel-Psi – è un ridisegno profondo del sistema fiscale che
alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo
alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari.
Quello successivo è contrastare la precarietà […] in
particolare l’idea di una competitività al ribasso del
nostro apparato produttivo, quasi che rimasti orfani della
vecchia pratica che svalutava la moneta, la risposta potesse
stare nella svalutazione e svalorizzazione del lavoro’.
‘Il terzo passo – si legge ancora – è spezzare la spirale
perversa tra bassa produttività e compressione dei salari e
dei diritti, aiutando le produzioni a competere sul lato
della qualità e dell’innovazione, punti storicamente
vulnerabili del nostro sistema. Quarto passo è mettere in
campo politiche fiscali a sostegno dell’occupazione
femminile, ancora adesso uno dei differenziali più negativi
per la nostra economia, in particolare al Sud’.
‘È indispensabile – continua la Carta d’intenti del
centrosinistra – alleggerire la distribuzione del carico di
lavoro e di cura nella famiglia, sostenendo una riforma del
welfare, politiche di conciliazione e condivisione, e
varando un programma straordinario per la diffusione degli
asili nido’.
Infine, per Pd, Sel e Psi ‘occorre una legge
sulla rappresentanza che consenta l’esercizio effettivo
della democrazia per chi lavora. Non possiamo consentire né
che si continui con l’arbitrio della condotta di aziende che
discriminano i lavoratori, né che ci sia una rappresentanza
sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui
contratti’.
LE PROPOSTE DEL PD
Il Partito democratico guidato da Pier Luigi Bersani parte
da giovani e donne: ‘Occorre dare priorità – si legge nelle
proposte Pd – alla realizzazione di un ‘progetto nazionale’
mirato a favorirne l’occupazione […] Strumenti principali
di questo intervento dovrebbero essere, per i giovani: il
contratto di apprendistato da incentivare in relazione alla
formazione impartita e fiscalmente agevolato per la sua
trasformazione in lavoro stabile; una nuova regolazione dei
tirocini e degli stages, che impedisca gli abusi; la
defiscalizzazione per un primo congruo periodo di tempo
delle imprese e delle attività professionali avviate da
giovani’.
Per promuovere l’occupazione femminile il Pd chiede invece
di potenziare ‘i servizi e i sostegni economici per
conciliare lavoro e famiglia; universalizzare l’indennità di
maternità e ripristinare le norme di contrasto alla
‘dimissioni in bianco’; estendere il part-time agevolato e
volontario; utilizzare la leva fiscale per favorire le
assunzioni femminili specie nelle aree più svantaggiate e
per alleggerire l’imposizione sul reddito delle mamme che
lavorano’.
La ragione di fondo della diffusione di rapporti di lavoro
precari, secondo il Pd, ‘è la loro convenienza economica.
Per mettere fine a questa situazione occorre quindi agire
affinché il lavoro flessibile cessi di costare meno del
lavoro stabile attraverso una graduale convergenza degli
oneri sociali complessivi per le due forme di lavoro,
accompagnata dalla fissazione di un salario o compenso
minimo e da un’integrazione fiscale per le pensioni dei
lavoratori più giovani’.
Per il Pd è quindi necessario, ‘nell’ottica della
flexicurity europea, coniugare le misure di sostegno al
reddito con politiche attive indirizzate a favorire le
transizioni professionali e la ricollocazione al lavoro
delle persone a maggior rischio di esclusione come gli ultra
45enni coinvolti nelle ristrutturazioni industriali’.
‘La contrattazione collettiva – per il Pd – concorre
anch’essa alla creazione di maggiore e migliore occupazione.
Da qui l’importanza per il Paese di un sistema di relazioni
industriali […] che estenda e valorizzi la contrattazione
di secondo livello così da tener conto delle specifiche
esigenze produttive ed organizzative delle singole imprese e
allo stesso tempo di permettere miglioramenti salariali
legati alla produttività […] C’è però una lacuna che
andrebbe colmata al più presto […] non esistono norme che
prevedano la partecipazione dei lavoratori nella gestione
delle imprese’.
LE PROPOSTE DI SEL
‘Siamo perché si potenzi un welfare – si legge nel
manifesto programmatico di Sinistra ecologia e libertà,
datato ottobre 2010, data del primo e fin qui unico
congresso del partito – che promuova le persone e le loro
opportunità, che sappia intercettare i cambiamenti della
società e che metta al centro il bene comune’.
Per il partito guidato da Nichi Vendola questo tipo di
welfare va finanziato ‘attraverso un riequilibrio delle
diseguaglianze, recuperando risorse dall’evasione fiscale e
dall’emersione dell’economia in nero […] a partire da una
tassazione sull’uso delle risorse, in modo da rendere più
forte il lavoro e la produzione, che sono pesantemente
tassate, rispetto alla rendita e al profitto, che nel corso
di questi anni sono cresciute a dismisura accompagnate da
una bassa imposizione fiscale e da una larga tolleranza
all’evasione’.
‘Sono sul tavolo – si legge – numerose proposte di riforma
orientate alla garanzia del reddito: reddito disponibile,
salario sociale, salario minimo, reddito minimo garantito.
Bisogna scegliere, guardando ai bisogni e alla sostenibilità
di lungo periodo’.
Un accenno anche all’università, che secondo Sel ‘può
ritornare su livelli competitivi con i sistemi formativi di
altri Paesi, solo se riuscirà ad investire sulle nuove
generazioni, che oggi sono bloccate in una condizione di
precarietà e di subordinazione alle gerarchie accademiche
più retrive. Oggi, più che mai, è necessaria un’occupazione
non precaria, che valorizzi le capacità professionali dei
giovani’.
Sull’energia il partito di Vendola (a differenza del Psi) è
categorico sicuramente su un argomento, il nucleare: ‘L’idea
che sia una soluzione è da disperati: riempire il mondo di
centrali e di scorie radioattive, usando l’uranio, un
combustibile scarso destinato a esaurirsi rapidamente, non
avvicina di un centimetro il problema principale, creandone
un vasto numero di nuovi’.
LE PROPOSTE DEL PSI
Per il partito guidato dal toscano Riccardo Nencini,
‘chiave di volta dello sviluppo è l’innovazione: occorre un
aumento straordinario della spesa pubblica e privata per la
ricerca, per avvicinarsi all’obiettivo del 3% del Pil
fissato dal Trattato di Lisbona; un aumento della dotazione
di fondi per la scuola pubblica e dell’università;
liberalizzazioni, con priorità a quelle misure che toccano
le lobby e gli interessi più forti, a cominciare dal
cartello oligopolistico delle assicurazioni; centralità del
merito nella Pa e nuove regole per la contrattazione
sindacale in grado di incentivare la produttività’.
Per i socialisti ‘occorre anzitutto superare la precarietà
del lavoro, per una flessibilità nella sicurezza sociale. Il
nuovo modello di welfare deve gradualmente spostare le
tutele dal posto di lavoro all’individuo […] L’erogazione
delle tutele monetarie deve essere subordinata alla
partecipazione a programmi di reinserimento nel mercato del
lavoro, che consenta a chi ha perso il lavoro di essere
pronto a lavori di maggiore qualità’.
‘La nostra ipotesi di patrimoniale – aveva detto inoltre
Nencini a ottobre a Public Policy – prevede un introito, per
l’erario pubblico, di 90-100 miliardi di euro, con una
tassazione straordinaria di redditi e patrimoni superiori a
un milione e mezzo di euro. Servirà innanzitutto a
cancellare l’Imu sulla prima e unica casa di proprietà, ad
abbattere la tassazione sulle piccole e medie imprese,
favorendo naturalmente un effetto a catena sugli stipendi a
reddito fisso, facendo così aumentare la capacità di spesa
delle famiglie’.
Sul lato della sicurezza sui luoghi di lavoro, per il Psi
‘bisogna prevedere più formazione per chi fa impresa e per
chi vi lavora, nonché investire maggiori risorse per
potenziare le ispezioni con un personale adeguatamente
professionalizzato’. E ancora: ‘Investimenti in edilizia
pubblica […] misure di assistenza e di sostegno al reddito
per gli anziani non autosufficienti e per i disabili […]
la sanità deve restare pubblica’.
‘Il futuro dell’Italia è strettamente legato al
potenziamento dell’autonomia energetica – si legge ancora
nel programma del Psi, ed è uno dei punti dove si registrano
le maggiori distanze da Sel – Attraverso un maggiore
sfruttamento delle fonti rinnovabili, la costruzione di
nuovi rigassificatori e politiche attive di risparmio; il
rafforzamento dei programmi di ricerca su tutte le fonti a
partire dal sistema a idrogeno, fino ad una riconsiderazione
dell’energia nucleare di ultima generazione, si può generare
sviluppo e rendere l’Italia meno dipendente dall’estero’. (Public Policy)