(Public Policy) – Roma, 7 gen – “Puntiamo a vincere e a
rendere autonomo il polo progressista: diciamo che vogliamo
uscire a sinistra dalla crisi”. Nichi Vendola presenta i
capilista di Sel alle prossime politiche in un albergo di
Roma, il Nazionale, accanto a Montecitorio.
Ci sono tutti tranne Giorgio Airaudo (ex Fiom) e Monica
Frassoni (co-presidente del Partito verde europeo, impegnata
a Strasburgo): da Laura Boldrini (portavoce dell’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati)
all’operaio della Fiat di Melfi, Giovanni Barozzino.
RADICALISMO DI GOVERNO CONTRO CONFORMISMO DELLA POLITICA
“Il ‘diritto ad avere diritti’, come titola l’ultimo libro
di Stefano Rodotà, è un’espressione che rappresenta il filo
rosso che unisce le storie degli amici e delle amiche che
presentiamo oggi”, esordisce il presidente della Regione
Puglia.
“Storie di battaglie in prima persona, testimoni del nostro
tempo, capaci di prospettare soluzioni equilibrate di
cambiamento. È una squadra che mi fa immaginare una storia
che potremmo chiamare radicalismo di governo, forma di
riformismo che non stinge i colori delle proprie ragioni
dentro a quella condizione di conformismo culturale che a
volte rende l’Italia politica una specie di palude”.
SOCIETÀ CIVILE TERMINE A VOLTE GENERICO
“Il termine società civile – continua Vendola – a volte è
generico. Oggi può significare elité che pensano di poter
scrivere prima l’agenda per chi governerà dopo, un classismo
dissimulato nelle formule anglosassoni, ma feroce. Come
Monti non veda il dolore che ha provocato è incomprensibile.
Noi siamo felici di contrapporci alle destre populiste e
all’elité conservatrice”.
IL RIFORMISMO PARTA DALLA GIUSTIZIA SOCIALE
“Un qualunque pur modesto riformismo, o parte dalla
giustizia sociale o non è riformismo. Sel è una sorta di
assicurazione per gli elettori di sinistra, vuole essere
l’attore dello spostamento a sinistra degli equilibri
sociali e politici di questo Paese”, aggiunge Vendola.
I CANDIDATI: ROBERTO NATALE
Il primo a essere introdotto è l’ex presidente dell’Fnsi
(il sindacato dei giornalisti – Federazione nazionale stampa
italiana). “La questione della libertà dell’informazione è
ancora irrisolta – dice Natale – nonostante il Governo
Monti. Il problema del conflitto di interesse è al plurale,
Monti sia europeo anche per quanto riguarda l’informazione,
c’è lo spread anche in questo campo”.
I CANDIDATI: GIULIO VOLPE
Dopo Natale prende la parole il rettore dell’Università di
Foggia, Giulio Volpe: “I 5 anni appena trascorsi sono stati
i peggiori per l’università e la scuola, nell’agenda Monti
inoltre nessuna parola vera e seria sul settore”.
I CANDIDATI: FRANCESCO FORGIONE
Forgione è stato presidente della commissione parlamentare
antimafia e deputato Prc nella XV legislatura: “Ci vuole un
nuovo codice antimafia, l’impegno a rileggere la centralità
della questione meridionale insieme al degrado del Nord.
Inoltre ci vuole una riforma della giustizia che parta dalle
carceri, garantista”.
I CANDIDATI: CELESTE COSTANTINO
La più giovane dei dieci, Costantino è portavoce
dell’associazione antimafie daSud e segretaria provinciale
di Sel a Palermo: “Sento tutta la responsabilità di questo
compito, voglio mettere al centro le questioni di genere. La
ministra Fornero non ha fatto nulla in proposito, ma anche i
giornalisti devono imparare che non si scrive ‘raptus di
gelosia’, ma ‘femminicidio'”.
I CANDIDATI: IDA DOMINIJANNI
La femminista e giornalista de ‘il manifesto’ parla invece
di “ribaltamento dell’assenza del Sud dal dibattito
pubblico, bisogna tirare fuori un altro volto del Meridione,
in termini di cittadinanza egualitaria nel Paese. È
necessario riaprire il discorso pubblico a libertà,
desiderio e immaginazione, non basta Twitter per fare
politica”.
I CANDIDATI: PAPE DIEW
È il portavoce della comunità senegalese di Firenze,
diventato un volto noto dopo i fatti di sangue di due anni
fa, quando due venditori ambulanti africani vennero uccisi
al mercato da uno squilibrato. “Nell’agenda Monti – dice –
non c’è traccia del 12% del Pil prodotto dagli immigrati. 20
anni di berlusconismo hanno cancellato le nostre battaglie
degli anni Ottanta. L’Italia era un condominio sociale, ora
dobbiamo tornare a fare rete, lottare per l’autonomia
dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali;
Ndr), cancellare la legge Bossi-Fini”.
I CANDIDATI: GIULIO MARCON
Portavoce di “Sbilanciamoci” (rete di 51 organizzazioni
della società civile) sottolinea che si impegnerà per avere
un Paese “che non abbia bisogno di F-35, ma di investimenti
in università, scuola e ricerca”.
I CANDIDATI: GIOVANNI BAROZZINO
Si tratta dell’operaio (iscritto alla Fiom) della Fiat di
Melfi, licenziato insieme a due colleghi nel 2010 con
l’accusa di aver sabotato la produzione durante uno
sciopero. “I professori – dice visibilmente emozionato –
hanno perso il contatto con la realtà. Vengano a visitare i
luoghi di lavoro, quelli veri. Stare a contatto con quelli
come me, gli operai: questo il mio impegno”.
I CANDIDATI: LAURA BOLDRINI
Forse la candidatura più prestigiosa è la sua, della
portavoce dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite
per i rifugiati), e Vendola la lascia parlare alla fine: “La
mia scelta nasce da un’esigenza: non si può sempre rimanere
a guardare in questo frangente così delicato. O si cambia o
si muore. Vendola mi ha chiesto di mettermi al servizio e io
ho sentito che era tempo di mettersi in gioco. È un dovere
etico e morale. Mi sono occupata per molti anni di chi non
ha voce e continuerà a non averne. Oggi ce ne sono tante in
Italia, fasce deboli insieme ai migranti. Basta con i
dualismi, in questi anni di Pdl e Lega l’Italia è stata
messa all’angolo anche per le politiche sull’immigrazione. I
migranti erano e sono il capro espiatorio per tutti i
problemi del Paese”. (Public Policy)
GAV