“VOGLIO SAPERE SE HO I VOTI PER SEDERE IN PARLAMENTO” /INTERVISTA

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(Public Policy) – Roma, 17 gen – (di Laura Preite) Giorgia
Meloni, 36 anni, è la prima donna in Italia a
fondare un partito. Insieme a Guido Crosetto e Ignazio La
Russa ha lasciato il Pdl a dicembre per fondare Fratelli
d’Italia-Centrodestra nazionale. In politica da quando è
adolescente, sempre a destra, prima con Alleanza nazionale e
poi con il Pdl, è stata ministro della Gioventù dell’ultimo
governo Berlusconi.

Uno dei suoi motti recenti, dopo l’uscita dal Popolo della
libertà, è stato ‘Se vuoi una garanzia compra un tostapane’,
copyright Clint Eastwood. Ma il suo nuovo partito ha deciso
comunque di correre in alleanza con il Pdl.

D.VOLETE RAPPRESENTARE IL RINNOVAMENTO, ALTRI PERÒ HANNO
DECISO DI CORRERE DA SOLI, COME OSCAR GIANNINO DI FARE PER
PER FERMARE IL DECLINO, PERCHÉ VOI NON LO AVETE FATTO?
R. Perché crediamo nel bipolarismo, in un sistema in cui ci
sono due grandi coalizioni, se non due grandi partiti, che
si confrontano e che producono una cultura dell’alternanza.

Abbiamo una legge elettorale che è costruita per difendere e
rafforzare il bipolarismo. Per paradosso, se avessimo corso
fuori dalla coalizione di centrodestra avremmo fatto il
gioco del centrosinistra o ancora peggio della nuova balena
bianca tecnocratica di Mario Monti.

D. COME DEFINIREBBE QUINDI LA SCELTA DI GIANNINO,
OLTRETUTTO VOI VI CONOSCETE BENE.
R. Oscar è una persona che rispetto molto e per certi versi
comprendo la sua scelta, ma penso che non rafforzi lui e le
sue idee, che poi sono per gran parte anche le mie. Se lui
avesse fatto la scelta di stare in coalizione avrebbe reso
tutti noi più forti.

D. HA PROVATO A CONVINCERLO?
R. Sì, ci ho provato, sicuramente ci ritroveremo se non in
questa sfida, nelle prossime. Se noi avessimo fatto come
lui, avessimo corso da soli, ci saremmo indeboliti. Abbiamo
visto che cosa è accaduto ad altri che venivano da una
storia di destra, come Fli, e che sono finiti prima a fare
accordi con il centrosinistra e poi nella coalizione di
Mario Monti.

Noi abbiamo preso un’altra decisione, quella di competere
con i partiti della coalizione di centrodestra, e ci siamo
posti la sfida di essere maggioritari, se gli italiani lo
vorranno. Rappresentiamo un altro modello rispetto al Popolo
della libertà e chiediamo agli italiani di darci forza, e
dire che siamo noi quelli da cui vogliono essere
rappresentati. Se prendiamo più voti, Berlusconi non sarà
capo della coalizione.

D. A CHE PERCENTUALE PUNTATE ALLE ELEZIONI?
R. Non metto limiti. Vedo tanti che hanno paura, mi dicono
‘ma tanto vincerà il Pdl’ io rispondo che in democrazia
scelgono gli italiani, non Berlusconi, dipenderà da loro, da
quello che decidono di votare, io la parte del mio lavoro la
faccio, offrire un’alternativa, più di questo, non posso
fare. In realtà si pensa che Fratelli d’Italia sia una
questione velleitaria perché sono una donna e ho 36 anni.

D. PERCHÉ È DONNA E GIOVANE NON LE DANNO RETTA?
R. Ho scoperto dal Giornale tre giorni fa di essere la
prima donna nella storia d’Italia ad aver fondato un
partito, questo dice molto sul nostro Paese. Anche nelle
primarie del Pd abbiamo visto che gli italiani invocano il
rinnovamento ma poi lo temono, si lasciano convincere da chi
dice ‘Ma te lo immagini Matteo Renzi che va a parlare con la
Merkel?’.

Ma che gli manca a Matteo Renzi? Quando ci andava Cameron
(David, primo ministro inglese; Ndr), 41 anni, quattro in
più di Renzi, a parlare con la Merkel gli inglesi si
sentivano più forti o più deboli? Abbiamo sempre avuto
un’Italia governata da ultrasettantenni, se non ti è
scattato lo scivolo della pensione sei considerato
un’incapace di intendere e di volere. I risultati poi li
abbiamo visti…

D. LO STESSO BERLUSCONI FACENDO APPELLO AL VOTO UTILE NON
VI STA AIUTANDO.
R. Però bisogna capire il senso: l’appello al voto utile è
un’invenzione di chi ha paura del dissenso, non esistono
partiti piccoli se gli italiani scelgono di votarli. Però
devono capire di avere questo potere: dire che non è più il
Pdl che ci rappresenta perché ha fatto degli errori e
mettere la speranza in un altro movimento.

Si può fare, è alla nostra portata. Se, invece, ci facciamo dire chi
dobbiamo o non dobbiamo votare per presunta utilità ci
facciamo abbindolare.

D. PASSIAMO AL PROGRAMMA. C’È MOLTO, DALL’EUROPA, ALLA
GIUSTIZIA, DALLE RIFORME COSTITUZIONALI AL DEBITO PUBBLICO,
MA QUALE SAREBBE LA PRIMA MISURA SE ANDASTE AL GOVERNO?
R. Gliene dico due. Una è lenta: introdurre in Costituzione
una norma che metta un tetto alla tassazione, la pressione
fiscale complessiva non può superare il 40% del prodotto
interno lordo, e ogni governo deve tendere a questo
risultato. In Italia abbiamo una tassazione reale intorno al
53%, bisogna invertire la tendenza.

Una misura più veloce è l’impignorabilità della prima casa:
una cosa è decidere di ipotecarla per il mutuo, è una scelta
di libertà, ma Equitalia non ti può venire a pignorare la
casa perché non hai pagato una multa.

D. NEL PROGRAMMA PREVEDETE L’INTRODUZIONE DI UN PRINCIPIO
DI EQUITÀ TRA GENERAZIONI, DI COSA SI TRATTA?
R. È una misura che avevo già promosso quando ero ministro
della Gioventù, introdurre in Costituzione il principio
dell’equità tra generazioni: nessun legislatore può fare
delle norme il cui costo graverà sulle generazioni
successive. Se avessimo avuto questa norma così, oggi non
erediteremmo un’Italia con il terzo debito pubblico del
mondo, un Paese in cui per trent’anni si è vissuto al di
sopra delle proprie possibilità e ogni ragazzo ha un debito
di 30-40mila euro sulle spalle.

Nella stessa proposta c’è anche la corrispondenza tra
elettorato attivo e passivo per Camera e Senato, bisogna
cancellare la ineleggibilità dei deputati a 25 anni, dei
senatori a 40 e del presidente della Repubblica a 50. E poi
ci lamentiamo che in politica ci sono solo vecchi….

Nell’età in cui David Cameron è diventato capo del governo
in Gran Bretagna da noi non sarebbe potuto sedere nemmeno in
Senato. Questa mia proposta era passata all’unanimità alla
Camera ma si è curiosamente arenata al Senato.

D. SIETE ANCHE VOI PER L’ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO
PUBBLICO AI PARTITI?
R. No, perché credo che abolire il finanziamento pubblico
equivarrebbe a far fare politica solo a chi è ricco, oppure
ci troveremmo come negli Stati uniti, in cui governano le
lobby finanziarie. Il vero problema è come si gestisce il
finanziamento pubblico, l’applicazione dell’articolo 49
della Costituzione. Attualmente non ci sono regole su come i
partiti spendono i finanziamenti, non ci sono pubblici
bilanci, né pubblici statuti.

Agli italiani bisogna spiegare che tu puoi spendere dei
soldi per finanziare la democrazia se quei soldi sono spesi
non da associazioni private ma da partiti in cui tutti i
cittadini possono fare politica. E poi, i finanziamenti
vanno tagliati all’osso: i rimborsi elettorali devono essere
davvero tali, rimborsi a spese certificate, non tre o
quattro volte tanto di più di quello che si spende.

D. BERLUSCONI VORREBBE FARE IL MINISTRO DELL’EOCNOMIA LEI
DOVE SI IMMAGINA?
R. Non immagino un ruolo per me stessa, se mi interessasse
la poltrona sarei rimasta accucciata nel Popolo della
libertà dove mi era garantita la rielezione senza problemi.
Non l’ho fatto, perché ho cominciato a fare politica quando
avevo quindici anni, ne ho compiuti ieri (l’altro ieri per
chi legge; Ndr) 36 e quello che non ho sopportato in questi
anni è che mi si guardasse come una cooptata, una
raccomandata.

Dopo 21 anni di impegno politico voglio sapere se ho i voti
per stare in Parlamento, se non ce li ho farò un’altra cosa.
Spero che ci sia la possibilità di un ottimo risultato in
queste elezioni politiche perché mi piacerebbe che con
l’avvento della Terza Repubblica, che secondo me nasce il 26
febbraio, si potesse riconciliare la gente con la politica
che rimane la più straordinaria forma di impegno civile.
(Public Policy)

 

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