I voucher dopo l’abolizione dei voucher: cosa prevede la Manovrina

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di Anna Madia

ROMA (Public Policy) – Via libera alla fiducia, in aula alla Camera, sul decreto correttivo dei conti pubblici, la cosiddetta manovrina, dopo l’ok della commissione Bilancio di Montecitorio.

Dopo accese polemiche politiche e la soluzione degli ultimi nodi, dai voucher fino ai criteri di nomina dei direttori dei musei italiani, il ddl di conversione – che contava quasi 2600 emendamenti, di cui 700 segnalati dai gruppi – si prepara all’esame del Senato.

Ma vediamo cosa prevede in dettaglio il testo, che riceverà giovedì mattina il suo via libera definitivo a Montecitorio, sul fronte del lavoro e delle imprese.

LAVORO ACCESSORIO E REGOLE POST-VOUCHER

Molto discussa e causa della rottura interna alla maggioranza, la nuova regolamentazione del lavoro accessorio ha trovato posto nella manovrina con un emendamento a firma Titti di Salvo (Pd), votato in commissione Bilancio da Forza Italia, Ap e Lega e respinto da Articolo 1-Mdp, che ha scelto anche di non dare la fiducia.

Contrari anche Sinistra italiana, M5s e alcuni orlandiani. La proposta approvata prevede la reintroduzione del lavoro accessorio, prima svolto con i voucher – aboliti dall’Esecutivo nel marzo scorso – per i ‘lavoretti’ in famiglia (come baby sitting e giardinaggio), ma anche per prestazioni in imprese fino a 5 dipendenti.

Rese più stringenti, però, le soglie numeriche per ricorrere allo strumento: 5mila euro massimo annui per il lavoratore e 5mila per lavoro accessorio anche per il datore; 2500 euro l’anno da un singolo datore per il lavoratore; 2800 ore annue di lavoro, pena assunzione a tempo indeterminato.

Novità anche nella procedura da usare per avvalersi dei “Libretti famiglia” per le prestazioni in casa e dei “contratti di prestazione occasionale” per le micro-imprese: niente più acquisti dal tabaccaio, servirà una registrazione online sul portale dell’Inps o alternativamente, nel caso delle famiglie, il ricorso ai patronati.

Per i “Libretti famiglia” il titolo di pagamento vale 10 euro a cui si sommano 1,65 euro di contributi Inps, 0,25 euro di assicurazione infortuni e 0,10 euro di oneri di gestione; per le imprese, invece (escluse quelle dell’edilizia e degli appalti, per cui lo strumento non è utilizzabile), il compenso non può essere inferiore a 36 euro e la paga minima oraria ammonta a 9 euro, più i contributi a carico del datore nella misura del 33% del compenso e il premio assicurativo contro gli infortuni.

Sempre nelle imprese, inoltre, sono previsti un limite massimo di quattro ore continuative di lavoro, l’esclusione totale nel caso in cui il lavoratore abbia già stipulato un contratto di lavoro subordinato o di collaborazione con la stessa impresa negli ultimi sei mesi e l’obbligo di comunicare entro un’ora dall’inizio dell’attività che la prestazione avrà luogo. Regole, queste, che valgono anche per la Pa, che potrà servirsi di lavoratori accessori soltanto per esigenze temporanee o eccezionali.

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@annina_mad