Xylella alla Camera, cosa c’è scritto sul documento finale

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ROMA (Public Policy) – “Nonostante le azioni di prevenzione e di contrasto messe in campo negli ultimi anni per contenere l’epidemia, l’obiettivo del superamento del patogeno e del ritorno della zona a una condizione di normalità è ancora lontano”. Lo si legge nel documento finale dell’indagine conoscitiva (deliberata il 25 luglio scorso) sull’emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia, approvato dalla commissione Agricoltura alla Camera con il solo voto contrario della deputata M5s Sara Cunial.

L’indagine aveva l’obiettivo di acquisire elementi di conoscenza e valutazione sulle strategie necessarie per contenere definitivamente il patogeno ed evitare il suo propagarsi, ed individuare le strategie necessarie per arrivare alla risoluzione del problema. In tal senso, nelle conclusioni contenute nel documento, si afferma la “necessità di procedere con estrema urgenza, attivando ogni misura utile al contenimento del batterio e alla ripresa produttiva dei territori colpiti”. E quella di “ristorare gli olivicoltori e tutti coloro che partecipano, a diverso titolo, alla filiera olivicolo dai danni subiti, fornendo loro un supporto per riavviare una redditizia attività produttiva”.

Il documento considera “certo” che “la causa del disseccamento degli ulivi in Puglia è dovuta al diffondersi del batterio della Xylella fastidiosa e alla capacità di essere trasportato da vettori, tra i quali, il più noto è quello denominato Philaenus spumarius L., nota come sputacchina media”. Sul piano delle azioni da intraprendere, viene definita “impossibile, al momento, un’eradicazione totale”, quindi “la presenza del batterio richiede interventi di contenimento. La Xylella fastidiosa deve essere cioè eradicata laddove sia possibile e contenuta laddove l’eradicazione non sia più attuabile”.

LE AZIONI DA INTRAPRENDERE

Il documento evidenzia i particolare la necessità di “snellire le procedure per l’abbattimento delle piante infette”. Secondo la decisione della Commissione Ue, entro un raggio di 100 metri attorno alle piante che sono state esaminate e sono risultate infette dall’organismo specificato, occorre rimuovere immediatamente: le piante ospiti, indipendentemente dal loro stato di salute; le piante notoriamente infette dall’organismo specificato; le piante che presentano sintomi indicativi della possibile infezione da parte di tale organismo o sospettate di essere infette da tale organismo.

A tal proposito, la commissione Agricoltura, si legge nel documento, “ritiene che nella zona cuscinetto e nella zona di contenimento gli interventi di eradicazione e di rimozione delle piante infette – necessari al fine di eliminare le fonti di inoculo del vettore – debbano essere effettuati con tempestività”. E che “si debba giungere rapidamente alla definizione di una normativa – di carattere emergenziale – che consenta di dare tempestiva attuazione alle misure fitosanitarie e di semplificare le procedure istruttorie prodromiche all’abbattimento e alla rimozione delle piante infette che ricadano in aree soggette a vicolo ambientale o siano ulivi secolari. Tale attività dovrà ovviamente tenere conto  come da più parti sottolineato nelle audizioni – del valore identitario dell’olivo per il territorio pugliese”. In più – si specifica – occorre “intervenire anche in quelle aree di proprietà pubblica o abbandonate, dove non è possibile far affidamento sull’intervento degli olivicoltori”.

Il documento chiede poi l’attuazione del “controllo della malattia con microorganismi e tecniche agronomiche, allo scopo di sviluppare un sistema di rilevamento precoce dell’insorgenza della malattia. Le attività di monitoraggio dovrebbero poi riguardare anche specie ospiti ulteriori rispetto all’ulivo, quali il mandorlo, il ciliegio e l’oleandro”. Si propone poi “un piano di lotta ai vettori in modo che possa essere impedito alle popolazioni di insetti di poter trasportare il batterio; a tal fine occorre, in primo luogo, abbattere la fonte di inoculo rappresentata dalla pianta malata e, secondariamente, adottare metodi di lotta, anche con antagonisti biologici”. Quindi, “stante l’impossibilità di curare le piante infette, le azioni di contrasto alla diffusione di Xylella” devono “passare in prima battuta per la lotta integrata al vettore, privilegiando misure fitosanitarie di natura agronomica e fitoiatrica a basso impatto ambientale”. Più nel dettaglio, si parla di operazioni meccaniche del terreno (lavorazioni superficiali del terreno, trinciatura delle erbe, piro-diserbo, trattamenti erbicidi) “da svolgere nei mesi di marzo e aprile per eliminare l’erba su cui il vettore vive agli stadi giovanili, e interventi insetticidi per il controllo degli adulti nel periodo compreso tra i mesi di maggio e ottobre”.

Con riferimento al ricorso obbligatorio a trattamenti insetticidi incompatibili con il metodo biologico, da parte di aziende agricole condotte secondo metodi di agricoltura biologica, la commissione Agricoltura “rileva l’opportunità che le medesime ricevano specifici indennizzi per la perdita dei contributi europei, causa l’utilizzo di prodotti non consentiti per tale metodo di produzione”. La commissione pensa poi a una modifica normativa per “consentire, previa realizzazione di una preliminare e corretta analisi del rischio ambientale, l’introduzione di antagonisti naturali” anche se sono specie non autoctone. In più, “occorre ripristinare il potenziale produttivo delle aree colpite mediante l’impianto di varietà di ulivo tolleranti ed interventi volti a favorire la biodiversità”. Quindi “la rimozione delle piante infette” deve “essere accompagnata da interventi volti al reimpianto di specie tolleranti al batterio”, come  la Leccino o la FS-17 . A tale scopo vanno previsti contributi adeguati agli agricoltori che abbiano sostenuto costi per l’estirpazione delle piante e  finanziamenti per la realizzazione di investimenti produttivi nelle aziende, nonché per la pratica dell’innesto di specie tolleranti su piante ospiti.

“Nel frattempo occorre sostenere gli olivicoltori pugliesi, intervenendo con una moratoria per il pagamento delle scadenze relative al pagamento delle rate dei mutui e degli oneri previdenziali e assistenziali a cui sono tenute le imprese del comparto”. E “occorre far in modo che le organizzazioni dei produttori riconosciute le cui aziende ricadono nelle aree colpite dalla Xylella possano derogare ai parametri di commercializzazione previsti dalla normativa europea. Occorre, poi, prevedere una forma di intervento di ristoro per quei piccoli agricoltori che si sono riuniti in strutture cooperative e che non hanno titolo a partecipare alle misure regionali del Piano di sviluppo rurale”.

I DATI SUL FENOMENO 

Dall’indagine della commissione Agricoltura è emerso che “l’area complessivamente interessata ha oramai un’estensione di circa 750 mila ettari di superficie, a fronte degli 8.000 originariamente interessati dal fenomeno. Peraltro, la zona cuscinetto insiste sulle province di Bari e BAT che, con i loro circa 132 mila ettari, rappresentano il 12 per cento della superficie agricola utilizzabile olivetata italiana e, con oltre 120 mila tonnellate complessive di olio prodotto, rappresentano il 28 per cento della produzione nazionale (dati della campagna 2017/2018)”.

Attualmente “il contagio, partito dalla provincia di Lecce, copre gran parte della provincia di Brindisi, essendosi esteso, dapprima, a quella di Taranto ed avendo, poi, raggiunto, all’inizio del 2018, i confini della provincia di Bari. Il rilevamento di focolai di Xylella in punti diversi della così detta zona cuscinetto ha, quindi, reso necessaria una nuova demarcazione della zona infetta e una nuova delimitazione delle aree oggetto di misure di contenimento, con uno spostamento di circa 20 chilometri verso nord dei confini della zona infetta, della zona di contenimento (che comprende i primi 20 chilometri della zona infetta adiacente alla zona cuscinetto) e della zona cuscinetto. Recente è la notizia del ritrovamento di una pianta infetta in un’area ricadente nel Comune di Monopoli”. (Public Policy) GIL