BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – Il Digital market act (Dma), la prima legge per regolamentare le grandi piattaforme online, entra nel vivo. La Commissione Ue ha designato per la prima volta i primi 6 gatekeeper, ovvero quelle multinazionali del web che per la loro grandezza rappresentano un importante via di accesso tra imprese e consumatori e che come tali avranno degli obblighi ulteriori. Si tratta di: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft.
In tutto, grazie a queste designazioni, vengono coperte 22 piattaforme come: TikTok, Facebook, Instagram, Linkedin, Whatsapp, Messenger, Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store, Meta Marketplace, You Tube, Google, Amazon, Meta, Chrome, Safari, Google Search, Google Android, iOS e Windows PC OS. Da evidenziare come la Commissione sia giunta alla conclusione che, sebbene Gmail, Outlook.com e Samsung Internet Browser soddisfino le soglie previste dalla Dma per qualificarsi come gatekeeper, Alphabet, Microsoft e Samsung hanno fornito argomentazioni sufficientemente giustificate per dimostrare che questi servizi non si qualificano come gateway per i rispettivi servizi della piattaforma principale. Per questo Samsung non è stata designata come gatekeeper.
Adesso, entro marzo i sei gatekeeper designati dovranno rispettare in pieno tutti gli obblighi previsti dal Dma. Nel frattempo la Commissione porterà avanti altre indagini per accertare se altre piattaforme online debbano ricadere sotto il Dma. Le investigazioni aggiuntive, che si concluderanno entro febbraio, riguardano tre servizi Microsoft (Bing, Edge e Microsoft Advertising) e un servizio Apple (iMessage). Inoltre, la Commissione ha avviato un’indagine di mercato per valutare se l’iPadOS di Apple debba essere designato come gatekeeper. Secondo il Dma, questa indagine dovrebbe essere completata entro un massimo di 12 mesi.
Tra gli obblighi che queste piattaforme dovranno rispettare: consentire a terzi di interoperare con i servizi del gatekeeper in alcune situazioni specifiche; consentire ai propri utenti commerciali di accedere ai dati che generano nell’utilizzo della piattaforma del gatekeeper; consentire ai propri utenti commerciali di promuovere la propria offerta e concludere contratti con i propri clienti al di fuori della piattaforma del gatekeeper. Tra i divieti: le piattaforme dei gatekeeper non possono più trattare i servizi e i prodotti offerti dal gatekeeper stesso in modo più favorevole nel ranking rispetto a servizi o prodotti simili offerti da terzi sulla piattaforma del gatekeeper; impedire ai consumatori di collegarsi a imprese esterne alle loro piattaforme; impedire agli utenti di disinstallare qualsiasi software o applicazione preinstallata, se lo desiderano; tracciare gli utenti finali al di fuori del servizio principale della piattaforma del gatekeeper a scopo di pubblicità mirata, senza che sia stato concesso un consenso effettivo.
La Commissione controllerà l’effettiva attuazione e il rispetto di questi obblighi. In caso di violazioni la Commissione può imporre multe fino al 10% del fatturato mondiale totale dell’azienda, che possono arrivare al 20% in caso di ripetute violazioni. In caso di violazioni sistematiche, la Commissione ha anche la facoltà di adottare ulteriori misure correttive, come l’obbligo per il gatekeeper di vendere un’attività o parti di essa o vietare al gatekeeper l’acquisizione di ulteriori servizi legati alla non conformità sistemica.
In futuro, altre società potrebbero presentare notifiche alla Commissione ai sensi della Dma, in base alla loro autovalutazione rispetto alle soglie pertinenti per la designazione di gatekeeper. In questo contesto, la Commissione – evidenzia Bruxelles – mantiene un dialogo costruttivo con tutte le società interessate.