Social e minori, gli approcci alla regolamentazione da Roma a Bruxelles

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ROMA (Public Policy) – L’Italia si appresta a introdurre il divieto di accesso ai social media per i minori di 15 anni privi del consenso genitoriale. A istituire la “maggiore età digitale” è il ddl Mennuni, all’esame della commissione comunicazioni del Senato, che incassa consenso bipartisan e conta firmatari tra le fila di Fratelli d’Italia, Partito democratico e Italia viva. L’onere di verificare l’età degli utenti sarà in capo alle piattaforme, secondo modalità che verranno definite dall’Agcom entro 60 giorni dall’entrata in vigore della norma. A tal riguardo, “per aiutare le piattaforme online ad attuare un metodo di verifica dell’età di facile utilizzo e rispettoso della vita privata”, la Commissione Europea prevede di rendere disponibile entro giugno 2026 il proprio sistema di age verification.

Il provvedimento è concepito in conformità con il Digital services act dell’Ue e proietta l’Italia tra i Paesi europei che prevedono una disciplina nazionale della materia. Nel frattempo, il 16 ottobre, gli europarlamentari della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) hanno diramato un rapporto in cui propongono di fissare la maggiore età digitale a 16 anni a livello comunitario ed “esortano la Commissione europea a fare pieno uso dei poteri conferitile dal Digital services act, compresa l’imposizione di sanzioni pecuniarie o, come ultima risorsa, il divieto di siti o applicazioni non conformi che mettono in pericolo i minori”.

Il rapporto giunge a pochi giorni dalla firma della Dichiarazione dello Jutland, siglata dai ministri del digitale dei Paesi membri su iniziativa della presidenza danese del Consiglio dell’UE, che testimonia la volontà comune di imporre vincoli e controlli più rigorosi sul rapporto tra minori e rete. A mancare, tuttavia, è un accordo unanime sull’età minima da fissare e sul modello da adottare, con alcuni Paesi, tra cui Francia e Danimarca, che prediligono il divieto tout court e altri, come Germania, Spagna, Grecia e Paesi Bassi che propendono per una disciplina meno restrittiva. (Public Policy) DZV