di Massimo Pittarello
ROMA (Policy Europe / Public Policy) – Il nuovo presidente dell’Eurogruppo è l’irlandese Paschal Donohoe, espressione dei cosidetti “frugali”, e non Nadia Calvino sui cui puntava anche l’Italia. Nonostante il pellegrinaggio di Conte, Spagna e Portogallo non hanno nessuna intenzione di attivare il Mes. La proposta di Recovery Fund non sembra avere né la tempistica né la dimensione agognata da Roma. Angela Merkel, inaugurando il semestre europeo, ha fatto intendere che l’aiuto tedesco non sarà per sempre. Come non potrà esserlo quello della Bce. Insomma, la realtà dei rapporti tra il nostro Paese e l’Europa appare diversa da come la si potrebbe sognare. Anzi, potrebbe fare dell’Italia un problema.
Tanto più che noi, da questa Europa, vogliamo tutto senza dare nulla in cambio. Pensiamo di poterla governare senza avere né la forza economica, né il posizionamento politico. E, anzi, con la maggioranza nazionale giallo-rossa che a Bruxelles si spacca. Ma i voti all’Europarlamento non sono irrilevanti. Nel 2019, per esempio, i leghisti votarono contro la nomina di von der Leyen a presidente di Commissione e i grillini a favore; dopo un paio di settimane si ruppe l’alleanza giallo-verde e cadde il Governo. Adesso i pentastellati Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato votano contro il Mes e il Recovery, per cui è difficile ipotizzare una “maggioranza Ursula” nel Parlamento italiano.
L’abilità di Conte come cunctator è indiscutibile. Ma si può rinviare tutto, tranne certe scadenze: le elezioni regionali per esempio, con un problema di alleanze e una possibile ‘manita’ del centro-destra; un autunno che rischia di essere del nostro scontento, incendiario più che caldo, come paventano Viminale e Palazzo Koch; ma soprattutto il rapporto con l’Europa e la questione relativa ai soldi di Bruxelles, che il nostro “temporeggiare” rischia di rendere ancora più complicato, se non disfunzionale.
L’Italia, infatti, da un lato tentenna sul Mes e dall’altro non produce un programma di riforme e investimenti che giustifichi l’arrivo di ingenti risorse provenienti dal Recovery. Ma così alimenta la diffidenza dei paesi “italo-scettici” e, soprattutto, anziché scriverci noi la lista delle cose da fare, sarà possibile che qualcuno ce le debba eteroimporre. Perché, se pure qualche denaro può arrivare “incondizionato”, è indubbio che di riforme – alcune con un costo economico, molte altre con un costo “politico” – abbiamo assoluto bisogno. Ed è un problema, per noi e per tutta l’Europa, se non vengono messe a terra. (Policy Europe / Public Policy)
@m_pitta