di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – È tornata Giorgia Meloni capo popolo e capo partito. È tornata Giorgia Meloni versione agit-prop. Ad Atreju, ieri, la presidente del Consiglio ha rispolverato vecchi armamentari retorici, glorificato sé stessa e il governo di cui è a capo, attaccato – soprattutto attaccato – opposizione, magistratura, sindacati (uno, in particolare). Ne aveva insomma per tutti. Per la segretaria del Pd: “A Elly Schlein si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis, o forse è solo presa da altre priorità come la battaglia contro il pericolo incombente del fascismo condotta a colpi di duetti rap con gli Articolo 31 o di balli sui carri allegorici del Gay Pride. Capite bene che una battaglia partigiana di tale levatura non ammette distrazioni, c’è altro da fare”.
Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “È costretto ad alzare i toni, perché i suoi argomenti sono deboli e anche perché non può dire la verità, che gli scioperi non li fa per aiutare i lavoratori ma la sinistra, solo che da parecchio tempo chi aiuta la sinistra non aiuta i lavoratori”. Per l’Associazione nazionale magistrati, quando ha detto di voler liberare la magistratura dalle correnti: “Una battaglia di civiltà per difendere il diritto di ogni magistrato capace e perbene di poter avanzare in carriera anche se non piega la testa al sistema delle correnti”. Pure per Romano Prodi: “Ipse dixit Romano Prodi: l’establishment adora Meloni perché obbedisce. Voglio dire a Romano Prodi che diverse cose che ha fatto nella sua vita, dalla svendita del’Iri a come l’Italia entrò nell’Euro, passando per il ruolo determinante nell’ingresso della Cina nel Wto, dimostrano che di obbedienza se ne intende parecchio. Da persone come lui abbiamo imparato che obbedire non porta bene né alla nazione né all’Europa, e abbiamo fatto una scelta diametralmente opposta”.
Nel frattempo però la sua maggioranza inciampa sulla tempistica della manovra, ancora in commissione Bilancio alla Camera. Anche sul fronte delle riforme i problemi non mancano. Il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata ha ricevuto il via libera dalla Cassazione e adesso c’è da aspettare la Corte costituzionale. Potenzialmente, l’opposizione ha l’opportunità di cancellare il provvedimento caro alla Lega, anche se nei fatti sarà difficile raggiungere il quorum. Per questo Matteo Salvini e soci dicono di non vedere l’ora che arrivi il referendum, mentre più cauti sono Fratelli d’Italia e Forza Italia. Nonostante i problemi, tuttavia, Meloni non ha al momento avversari credibili che la possano mettere in difficoltà. È lei il collante della coalizione di destra-centro. Agli altri partiti, guidati da Matteo Salvini e Antonio Tajani, resta la competizione per il secondo posto (vinta per il momento da Forza Italia).
L’opposizione invece procede in ordine sparso. Al centro si parla di un ipotetico federatore, individuato sui giornali nell’ex capo dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. A sinistra invece Giuseppe Conte cerca di districarsi dall’alleanza con il Pd e, niente di nuovo, attacca i suoi alleati. Lo ha fatto anche dal palco di Atreju, dove era stato invitato da Fratelli d’Italia. Quando gli hanno chiesto se lui si sente di sinistra, Conte ha detto la sua prendendosi peraltro molti applausi: “Se sinistra significa combattere questo governo solo nel nome dell’antifascismo io non ci sto!”. E ancora: “Se significa accogliere tutti in modo indiscriminato non ci sto”. Poi il gran finale: “Se significa preoccuparsi solo di quelli che vivono nelle ztl non ci sto”. Come possa il Pd accettare un alleato del genere è un mistero imponderabile. Eppure, nonostante tutto, Schlein continua a richiamare il centrosinistra alla testarda unità, persino con chi un giorno sì e l’altro pure attacca il partito che guida. L’opposizione dunque cerca una strategia e Meloni può contare sul fatto che il centrosinistra sembra essere ancora molto indietro. Anche, e non è un fatto secondario, sulla leadership. (Public Policy)
@davidallegranti
(foto cc Palazzo Chigi)