La guerra nella destra statunitense

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – La destra politica statunitense è ricca di sfumature, di diversità concettuali, ma anche piena di scontri. Intellettuali e non solo. Ci sono i neo-conservatori, i trumpiani, i Repubblicani non trumpiani, i Groypers e via così. In questi giorni sta esplodendo una rivolta dentro il movimento conservatore contro gli estremisti di destra – i Groypers, appunto – dopo una lunga intervista di Tucker Carlson, ex anchorman di punta della Fox, al loro giovane leader, il suprematista bianco Nick Fuentes, uno convinto che Adolf Hitler fosse un tipo in gamba. Un’intervista in cui Fuentes rinverdisce la sua fissazione complottista per gli ebrei e per Israele, convinto com’è che non solo il mondo conservatore ma anche gli Stati Uniti dovrebbero rompere ogni contatto con lo Stato ebraico.

Le affermazioni di Fuentes hanno fatto infuriare Ben Shapiro, cofondatore di Daily Wire e autore di un popolare podcast conservatore, che su X ha rilasciato un lungo video (da quasi venti milioni di visualizzazioni, retwittato anche dall’imprenditore Bill Ackman) in cui dice “No ai groypers. No ai codardi come Tucker Carlson, che normalizzano la loro spazzatura. No a chi li difende. No alla demoralizzazione. No al bigottismo e alla merda antimeritocratica. No all’antiamericanismo. No”. Lo scontro ha attirato anche l’attenzione del Wsj, quotidiano conservatore estremamente critico nei confronti della deriva estremista della destra Usa: “Se i conservatori, e i Repubblicani, non smascherano questo veleno nelle loro file prima che corrompa altre giovani menti, la destra e l’America stanno entrando in un territorio pericoloso”, scrive il Wsj.

Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation, think thank conservatore autore del manifesto politico “Project 2025”, in un video pubblicato su X ha difeso l’idea che chiunque, anche il suprematista Fuentes, abbia diritto a dire la sua. “Non sono d’accordo con quello che dice Nick Fuentes, anzi lo trovo disgustoso, ma cancellarlo non è la soluzione”, ha detto Roberts. “Quando non siamo d’accordo con i pensieri e le opinioni di qualcuno, li mettiamo in discussione con un dibattito”. Ma è proprio quello, osserva in contrappunto il Wsj, “che Carlson e Roberts non hanno fatto. L’intervista calorosa e credulona di Carlson non aveva nulla a che vedere con la sua aggressiva puntata di giugno con Cruz (Ted, senatore Repubblicano, ferocemente intervistato da Carlson per il suo podcast qualche mese fa; Ndr)”. “Voglio essere chiaro su una cosa: i cristiani possono criticare lo Stato di Israele senza essere antisemiti”, ha detto Roberts, sembrando quello che – scrive ancora il Wsj – “William F. Buckley Jr. definiva ‘un piromane in un campo di fantocci di paglia’”.

Nel programma di Carlson, Fuentes ha attaccato “l’ebraismo organizzato” come ostacolo all’unità statunitense e “questi ebrei sionisti” come impedimento al successo della destra, definendosi fan di Iosif Stalin. “Anche se ha moderato i toni per il pubblico più vasto che abbia mai avuto, Fuentes è comunque apparso come un Internet mashup del peggio del XX secolo”, chiosa ancora il Wsj. E Douglas Murray, scrittore e giornalista conservatore britannico, in un pezzo per il New York Post: “Il complottista Tucker Carlson non è un conservatore”. Il problema infatti non è solo di chi parla ma anche di chi fa le interviste. (Public Policy)

@davidallegranti