ROMA (Public Policy) – “Le proposte di revisione delle modalità di valutazione e riconoscimento dei risparmi” dei certificati bianchi (TEE), “a partire dall’eliminazione del coefficiente di durabilità tau, rischiano di ridurre il numero dei certificati e limitarne le potenzialità del settore industriale”.
È quanto si legge in un documento depositato da Utilitalia in commissione Industria al Senato al termine di un’audizione su efficienza energetica e certificati bianchi.
Nello specifico, secondo l’associazione delle utility, le proposte di revisione “rischiano di ridurre il numero di certificati bianchi a disposizione, esponendo il sistema a difficoltà nel soddisfacimento degli obblighi assegnati (come era avvenuto prima dell’introduzione del tau); limitano le potenzialità del settore industriale che richiede tempi di ritorno brevi per gli investimenti e non sono applicabili per alcuni interventi”.
E ancora: “presentano elementi di incertezza per gli investimenti (differenti valutazioni dei risparmi rispetto alla baseline di riferimento; possibilità che gli algoritmi di calcolo dei risparmi siano rivisti ad investimento in corso; richiedono un maggior dettaglio, a partire dalla definizione degli strumenti di premialità”.
Secondo Utilitalia, le nuove linee guida non dovrebbero avere effetto sull’attuale periodo regolatorio (2013-2016), “prevedere un’adeguata gradualità e tenere conto dei nuovi obiettivi TEE per il prossimo periodo”. Utilitalia chiede inoltre che il governo renda pubblici gli scenari quantitativi delle emissioni di TEE previste per il prossimo periodo regolatorio.
Inoltre, le linee guida dovrebbero: evitare una penalizzazione per il settore industriale, nel quale sono realizzati la gran parte (circa l’80%) dei risparmi: garantire tempi di ritorno coerenti con le esigenze del settore, e tempistiche amministrative congrue con interventi che si inseriscono nei processi produttivi e richiedono manutenzione continua; garantire una maggiore oggettività e trasparenza nella definizione nelle baseline tecnologiche di riferimento per il calcolo dell’addizionalità, in modo da eliminare elementi di discrezionalità che rallentano la presentazione dei progetti e generano incertezza per gli investimenti.
E ancora: riconoscere una premialità adeguata ai progetti a maggior risparmio energetico nella vita utile e agli interventi non soggetti a rischio smantellamento/dismissione (es. tutti gli interventi nei servizi a rete, vedi depurazione, riduzione perdite acquedotti, ecc); valorizzare il ruolo del teleriscaldamento.
Per quanto riguarda il settore idrico, l’associazione sottolinea che “l’effettiva possibilità di ricorrere al meccanismo dei certificati bianchi richiede la presenza di un regime di incentivazione stabile che offra premialità coerente con gli investimenti necessari”. (Public Policy) FRA