di Marta Borghese
ROMA (Public Policy) – Si è riunito martedì e tornerà a farlo la prossima settimana (non è ancora stato stabilito se mercoledì o giovedì), il comitato ristretto istituito al Senato per redigere un testo condiviso sul Fine vita e composto da senatori e senatrici delle commissioni Giustizia e Affari sociali di Palazzo Madama.
Anche questa settimana i relatori Pierantonio Zanettin (FI, per la 2a) e Ignazio Zullo (FdI, per la 10a) non sono arrivati con alcuna nuova bozza di testo condiviso, tanto che il senatore del Pd Alfredo Bazoli, promotore dell’unica riforma già approvata dalla Camera sul fine vita nella precedente legislatura, ha scelto di abbandonare nuovamente i lavori del comitato. Uscendo, ha parlato di “teatrino” e di riunione “umiliante“. Parole condivise anche da Avs, con Tino Magni che ha fatti riferimento a un “teatrino sulla pelle dei malati”.
Alla fine, però, dalle dichiarazioni rese all’esito della seduta dal presidente della Affari sociali Francesco Zaffini (FdI) si intravede il possibile percorso con cui la maggioranza potrebbe cercare la strada, strettissima, per il fine vita.
“I primi due articoli sono condivisi, già disponibili. Non sono mai stati messi in dubbio” ha commentato Zaffini, ribadendo il personale intento di arrivare in aula il 17 luglio con un testo. “Abbiamo fatto un pezzo di strada. Le cure palliative devono essere messe a disposizione. Sul Servizio sanitario nazionale ci siamo fermati“, ha aggiunto, mentre i relatori non hanno rilasciato dichiarazioni ai cronisti.
Fermi restando quei primi due articoli che fissano il “diritto inviolabile e indisponibile” alla vita e ripercorrono i quattro paletti fissati dalla Consulta (patologia irreversibile, sofferenza percepita come intollerabile, sostegno da trattamenti vitali e capacità di prendere decisioni autonome) aggiungendo l’inserimento in un percorso di cure palliative, dunque, qualche passo avanti ci sarebbe stato. Sulle cure palliative, in primis, per cui l’idea sarebbe renderle disponibili a chi si trova in queste situazioni.
“Se noi dicessimo di renderle disponibili a tutti faremmo una questione di catenaccio, perché non è che dall’oggi al domani riesci a metterle a disposizione. Però se noi diciamo di metterle a disposizione intanto per questi soggetti, non facciamo catenaccio, ottemperiamo a un dettato della Corte costituzionale. Io dico: mettiamole a disposizione dei soggetti e quindi dimostriamo che non facciamo catenaccio”, ha detto Zaffini.
Resta il nodo del Ssn: “Aprire il fine vita al tema dell’obiezione di coscienza è un tema veramente complicato, come abbiamo visto già per la 194, apre scenari non appetibili, non democratici, non civili”. Ma è proprio su questo che uno dei relatori (Zullo, a quanto si apprende), avrebbe proposto un tema: “Ha parlato di giudice tutelare, vediamo. Che a un certo punto, presupposto che c’è il diritto, impone che sia reso disponibile il diritto, ma caso per caso, acquisto il parere del comitato tecnico-scientifico“, ha spiegato. “È un’ipotesi, un percorso. Non vedo altro”, ha detto Zaffini.
L’ipotesi, insomma, sarebbe quella di coinvolgere, caso per caso, un giudice tutelare, che poi imponga la somministrazione del trattamento. Zanettin (FI), intercettato dai cronisti, ha spiegato che l’argomento non è ancora stato discusso, ma ha assicurato sin d’ora la propria disponibilità al confronto.
@BorgheseMarta