ROMA (Public Policy)- È partita a tutti gli effetti l’attività dell’Osservatorio per la chiusura del ciclo nucleare, con lo scopo di garantire trasparenza e condivisione nei processi di decommissioning degli impianti nucleari e nella realizzazione del Parco tecnologico e del Deposito nazionale, così come previsto dalla direttiva europea Euratom recentemente recepita dall’Italia. “Trovare una soluzione ad una situazione precaria e insicura, come quella in cui si trova la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, è un atto dovuto”, ha dichiarato Stefano Leoni, presidente dell’Osservatorio promosso dalla fondazione Sviluppo sostenibile e Sogin.
“È questo lo spirito che guiderà l’attività dell’Osservatorio, non solo per garantire la sicurezza per i prossimi anni, ma anche per le generazioni future. Non bisogna inoltre dimenticare che secondo i criteri assunti dall’Onu il decommissioning del nucleare è considerato green economy e per il nostro paese significherebbe un investimento di circa 2,5 miliardi di euro”. Attualmente ci sono infatti otto impianti da smantellare e circa 55mila metri cubi di rifiuti radioattivi da trattare e smaltire. Ma il futuro Deposito nazionale, che dovrebbe iniziare ad essere realizzato tra quattro anni, dovrebbe trattare per il restante 40% lo stoccaggio di rifiuti radioattivi provenienti da attività mediche, industriali e di ricerca per un valore complessivo di circa 36 metri cubi di rifiuti.
Attualmente questi rifiuti vengono stoccati in 23 siti provvisori in undici regioni, per esempio nelle province di Roma, Bologna, Palermo, Latina, Udine, Padova. Tra le attività dell’osservatorio: raccolta ed elaborazione delle informazioni, supporto e monitoraggio, redazione di osservazioni e relazioni informative sulle attività di decommissioning, di gestione dei rifiuti radioattivi, nonché sul recepimento delle direttive europee e sulle normative nazionali in materia. (Public Policy)
NAF