di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Si aggrava, diciamo così, la posizione politica di Matteo Salvini. Il viaggio in Russia, per ora congelato, nasce da un intenso lavorio del leader leghista con la collaborazione dell’oscuro Antonio Patuano e dell’ambasciata russa in Italia. Peccato che nessuno, al Governo, fosse messo al corrente degli incontri dell’ex ministro dell’Interno con l’ambasciatore Sergej Razov. La posizione salviniana si aggrava perché ogni giorno emergono dalle cronache nuovi dettagli della mancata spedizione “pacifista” in Russia. Per non parlare di un tweet che sta facendo il giro del mondo, con il quale ha festeggiato la prima nave salpata dal porto di Mariupol dicendo che “l’impegno per la pace vale più di qualsiasi critica”. La nave trasporta in Russia 2,5 tonnellate di metallo che secondo il ministero della Difesa di Mosca gli erano dovute. Un saccheggio di guerra.
“Per la pace si lavora con ambasciatori e Governi di tanti Paesi, alla luce del sole, comunicandolo anche a giornali e tivù più volte, avendo come unico obiettivo la fine della guerra”, ha detto Salvini. “Io l’ho fatto e continuerò a farlo, spero in compagnia di tanti colleghi che in questi giorni criticano e chiacchierano, ma per arrivare alla pace non muovono un dito, preferendo parlare di armi e guerra”. A solidarizzare con Salvini, neanche troppo incredibilmente, Michele Santoro e Alessandro Orsini. “Abbiamo il piano del ministro degli Esteri – ha detto Salvini riferendosi a Luigi Di Maio – che è durato 20 minuti”. E, poi, ai dem: “Se non vogliono che io vada a Mosca proveremo a raggiungere lo stesso risultato telefonicamente, aspettando che siano Letta e Di Maio a farsi promotori di pace”.
Non c’è tuttavia nessuno pronto a spalleggiare il capo della Lega. Neanche nel suo partito, dove un accigliato Giancarlo Giorgetti ha spiegato che la linea del Governo va concordata collegialmente. Resta ora da capire quanto Salvini possa resistere in un Esecutivo come questo; con l’avvicinarsi delle urne, le già emerse pulsioni identitarie sono destinate ad aumentare. La sfida con Giorgia Meloni non può che aumentarle, peggiorando tuttavia la salute pubblico-politica della Lega, alle prese con i propri fantasmi e incubi.
@davidallegranti
(foto Daniela Sala / Public Policy)