di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Fra pochi giorni, 23 e 24 novembre, si voterà alle elezioni regionali in Campania, Puglia e Veneto. Tre elezioni dall’esito perlopiù scontato, con il centrosinistra che – salvo sorprese – dovrebbe vincere 2 a 1. In tutti e tre i casi, è la fine di un ciclo. Michele Emiliano non sarà più presidente in Puglia, così come Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto. Ma i tre presidenti uscenti non scompariranno dalla scena pubblica, anzi. Hanno fatto di tutto per garantirsi un futuro politico anche dopo queste elezioni regionali.
In Veneto, l’erede designato di Zaia è Alberto Stefani, vicesegretario federale della Lega. Non ci sono dubbi sulla sua vittoria contro il candidato di centrosinistra, Giovanni Manildo. Ma Zaia è pronto a far sentire il proprio peso elettorale, soprattutto alla coalizione di destra-centro e alla Lega, il suo partito. Anche a livello simbolico, visto che Zaia è tra i più efficaci avversari di Roberto Vannacci dentro la Lega. È candidato capolista in tutte le province. Queste elezioni dunque potrebbero rivelarsi un referendum dal risultato scontato sui suoi 15 anni di governo. Nel 2020, cinque anni fa, Zaia – che si candidava per il terzo mandato – prese il 76,79 per cento dei voti. La sua lista civica, “Zaia Presidente”, prese quasi un milione di voti, pari al 44,57 per cento e a 23 seggi in consiglio regionale. Matteo Salvini ha già proposto a Zaia la candidatura alle elezioni suppletive per il posto di deputato che Stefani lascerà libero con l’inevitabile vittoria. Non è una novità. Ogni tanto, il capo della Lega ci prova a offrire posti a Zaia (evitando accuratamente che sia qualcosa che gli si avvicini troppo o che possa fargli perdere il posto di segretario). Lui, per ora, ha risposto che gli interessa occuparsi anzitutto del Veneto.
In Campania, De Luca, anche se non corre più alle Regionali, ha già vinto la sua battaglia. Il Pd nazionale avrebbe voluto rottamarlo ma alla fine è dovuto venire a patti con lui: il figlio Piero, deputato, è stato eletto segretario regionale del Pd e De Luca ha potuto presentare la lista civica, “A testa alta”, che rivendica 10 anni di governo, senza la quale il candidato del Campo Largo Roberto Fico non può sperare di vincere. Vediamo poi quanti consiglieri regionali eleggerà la lista e quanto il prossimo consiglio regionale sarà condizionato da eletti fedeli alla linea di De Luca. Per ora, l’ex sindaco di Salerno ha ricevuto anche l’elogio pubblico di Elly Schlein, forse l’atto politico al quale teneva di più. “Voglio fare un ringraziamento particolare al presidente Vincenzo De Luca. Perché la Regione ha fatto sforzi incredibili sulla sanità pubblica, sulle infrastrutture, sul trasporto pubblico locale”, ha detto la segretaria del Pd incontrandolo in un’iniziativa elettorale.
C’è poi la Puglia, dove l’europarlamentare del Pd Antonio Decaro è prossimo alla vittoria contro il candidato del centrodestra Luigi Lobuono. Un risultato che non è in discussione dopo una campagna elettorale nella quale si è parlato soprattutto del rapporto fra Decaro ed Emiliano. “Ho sempre detto che con Emiliano non ho problemi. La coalizione dei progressisti è una coalizione unita. Adesso però siamo tutti concentrati soprattutto sull’appello a far venire a votare le persone. Quindi in questi giorni, solo appelli a venire a votare”, ha spiegato nei giorni scorsi Decaro, un po’ infastidito da questo continuo richiamo al rapporto con il presidente uscente. Il futuro di Emiliano, tuttavia, è stato oggetto di lunga trattativa sull’asse Bari-Roma e ancora non è chiaro che cosa farà il magistrato in aspettativa dopo la fine del suo mandato. Non si è candidato in Consiglio regionale, come invece avrebbe voluto, su pressione della segreteria nazionale, ricevendo in cambio rassicurazioni che per lui ci sarà un posto in Parlamento alle elezioni del 2027. Per un anno e mezzo, però, Emiliano dovrà trovare qualcosa da fare. Le strade sono al momento due: o torna a vestire i panni di magistrato, ipotesi poco gradita dallo stesso presidente pugliese, oppure viene nominato assessore regionale – proseguendo così l’aspettativa – nell’attesa di potersi candidare al Parlamento.
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