di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Un altro centrosinistra è possibile. Non quello che abbiamo visto fin qui, più simile in realtà a un sinistra-centro con l’(auto)esclusione dei cosiddetti riformisti. Ma un centrosinistra largo che tenga insieme Pd, M5s, Avs e Italia viva. E il più convinto di tutto parrebbe essere proprio Matteo Renzi, a lungo ‘nemico del popolo’. Lo ha detto di recente anche l’ex presidente del Consiglio al Corriere della Sera. Un’alleanza fra Italia viva, il partito di Elly Schlein e il partito di Giuseppe Conte, “non solo è possibile ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante”.
Non è mancata, ovviamente, la replica di Carlo Calenda: “Fa ridere, ho iniziato la legislatura con Renzi che diceva di voler fare il partito dei liberaldemocratici, faceva votare La Russa nella prima sessione del Senato, poi si proclamava erede di Berlusconi, poi andava con la Bonino e, subito dopo le elezioni politiche, diceva che va bene con i 5 stelle. Questo è il modo di fare politica di Matteo. È una persona intelligente e abile, ma se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti, lo fa”. L’europarlamentare Stefano Bonaccini è invece ben disposto: “Ho apprezzato le parole di Renzi, dopodiché i giudizi sono abituato a darli su programmi e proposte concrete”, ha detto a QN: “Per il centrosinistra proseguire con veti e personalismi vorrebbe dire regalare il Governo a Giorgia Meloni per i prossimi dieci anni. Su questo, il Pd è ostinatamente unitario”.
I problemi però Renzi ce li ha dentro Italia viva. Si veda il deputato-economista Luigi Marattin, che vorrebbe concorrere per la leadership di Iv e da mesi è in giro con Enrico Costa di Azione per promuovere il progetto di un nuovo Terzo polo, dopo il fallimento dell’edizione precedente. Marattin è convinto che in Italia, nonostante i risultati delle Europee, ci sia spazio per una forza di ispirazione liberal-democratica.
Non è convinto, oltretutto, Marattin che la soluzione scelta da Renzi – buttarsi a sinistra – sia la migliore: “L’ultimo congresso, quello che ha eletto Renzi, lo ha fatto su una proposta politica terzopolista”, ha detto il deputato a Repubblica: “Se ora si vuole legittimamente cambiare linea a farlo deve essere lo stesso organo: un congresso, in cui si chiamano gli iscritti a decidere”. Se però così non sarà, Marattin non starà certo a guardare. “Se si dovesse fare una forzatura del genere, ne trarrò le conseguenze insieme a tanti altri. La delega che una comunità dà non è eterna da monarchia assoluta. La politica è un’altra cosa. A me piacciono i leader, non piacciono i padroni”, ha aggiunto ancora Marattin.
Nel frattempo, però, Renzi sta proseguendo in solitaria la sua operazione per rientrare nell’alveo del centrosinistra. L’ex presidente del Consiglio ha lanciato dei messaggi a favore del Pd anche a Firenze, dove Italia viva ha perso le elezioni rimanendo fuori dalla giunta Funaro (fin qui Pd e Iv avevano governato insieme a Palazzo Vecchio). Il nuovo presidente del Consiglio comunale, Cosimo Guccione (Pd), ex assessore allo Sport della Giunta Nardella, è stato eletto anche con i voti dei renziani.
Resta da capire che cosa succederà alle prossime elezioni regionali. In autunno ben tre Regioni andranno al voto: Umbria, Liguria, Emilia-Romagna. La compattezza del ritrovato – almeno a parole – centrosinistra riuscirà a sortire qualche effetto o finirà come in altre circostanze? Vedi la Basilicata, dove Iv ha sostenuto Vito Bardi di Forza Italia. Fin qui Renzi ha praticato la politica dei due forni di democristiana memoria. È andato a servirsi da quello che gli sembrava più conveniente. Ma le parole degli ultimi giorni non lasciano spazio a interpretazioni.
L’anno prossimo toccherà alla Toscana. In questo caso, Pd e Italia viva governano ancora insieme ed Eugenio Giani, presidente della Regione, non ha mai voluto che si interrompesse il dialogo e il rapporto politico-istituzionale con il partito renziano. Anche nei momenti di maggiore tensione (cioè quando la sua vicepresidente, Stefania Saccardi, si è candidata a sindaca di Firenze contro il Pd). Renzi insomma sembra alla ricerca di un modo per sopravvivere a sé stesso. (Public Policy)
@davidallegranti