ROMA (Public Policy) – Fornire un quadro aggiornato sul fenomeno dell’emergenza idrica e mettere in luce proposte e interventi per favorirne il contrasto, a sostegno della ripresa del settore agroalimentare. Su questi due aspetti si è concentrato l’intervento del direttore generale dell’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), Massimo Gargano, audito la settimana scorsa dalla commissione Agricoltura alla Camera, in merito alle problematiche del comparto agroalimentare connesse all’emergenza idrica.
Nel corso della sua audizione, il direttore generale di Anbi ha anche parlato delle attese legate alla prossima legge di Bilancio e delle scadenze connesse agli investimenti Pnrr, ponendo come priorità quella di una complessiva opera di semplificazione delle procedure e di un “nuovo patto” da istituire “con i cittadini”.
In base ai dati riportati da Gargano, “la temperatura quest’anno è risultata più alta di 2-3 gradi rispetto alle medie degli anni precedenti, mentre è caduta fino all’80% di neve in meno sulla dorsale alpina e appenninica”. Sul fronte delle piogge “i 20 chilometri di salinizzazione dei principali bacini testimoniano che la tematica del cuneo salino e, di riflesso, la sterilizzazione di tutti i territori irrigui-produttivi crea delle difficoltà” al Paese. “Tutto ciò – ha spiegato il rappresentante di Anbi – si inserisce in una strutturalità biennale di cicli di siccità”, in un “contesto post-pandemico”, di “cambiamento climatico e transizione ecologica”, senza contare “le conseguenze sui cittadini del conflitto e dell’economia bellica”. Si tratta di fattori che incidono profondamente in un Paese legato all’economia dell’agroalimentare, “che per l’85% risulta essere irriguo e che vale oltre 575 miliardi di euro, il 25% del pil e occupa 4 milioni di persone”, ha chiarito Gargano.
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VAL