Ceta non Ceta: al Senato ci siamo quasi

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di Luca Iacovacci

ROMA (Public Policy) – Finora sono bastate sei sedute dalle commissione Esteri al Senato, in attesa che il ddl che contiene la ratifica del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo tra Ue e il Canada in materia economico-commerciale (insieme a quello sul partenariato strategico denominato Spa) sia calendarizzato in aula a Palazzo Madama.

Ad oggi infatti per il primo ok da parte del Parlamento serve ancora il passaggio in aula: la commissione Esteri, che aveva il provvedimento di conversione in sede referente, ha dato a fine giugno il mandato al relatore Gian Carlo Sangalli (Pd) di riferire positivamente.

L’aula del Senato prima e quella di Montecitorio poi dovranno approvare, come avviene per tutti i trattati internazionali sottoscritti dall’Italia (sia singolarmente che quale membro Ue), il ddl, presentato dal Governo, che contiene la ratifica e l’esecuzione dei due accordi, che sono connessi.

Il primo è quello di partenariato strategico tra l’Ue e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall’altra; l’altro è l’accordo economico e commerciale globale tra le stesse parti (il Ceta, che contiene molti allegati).

Entrambi sono stati fatti a Bruxelles il 30 ottobre 2016.

LE POSIZIONI DEI PARTITI AL SENATO

L’esame del ddl è iniziato in commissione Esteri il 13 giugno scorso e durante le altre sedute dedicate al tema sono state svolte alcune audizioni. Fatto sta che il M5s aveva formalmente richiesto che si potesse continuare con ulteriori audizioni,” in particolare per approfondire la questione, sollevata da alcuni organi di stampa, della forte presenza della ‘ndrangheta in Canada”.

Richiesta, supportata da Sinistra italiana, che, però, è stata respinta. Gal, Lega, M5s e Si, in commissione, hanno votato contro, sollevando molte critiche: dalla possibilità che l’accordo sia una totale deregulation nei rapporti commerciali che mette in discussione le normative sociali ed ambientali vigenti in Europa e rischia di favorire le organizzazioni mafiose alla ripercussioni negative che si ripercuoterebbero nell’economia del nostro Paese con gli scambi liberi, e non equi, soprattutto nel settore agroalimentare e nei confronti delle pmi italiane (che secondo i contrari non possono competere ad armi pari con le imprese canadesi). Senza dimenticare chi ha auspicato che il trattato venga affossato, in sede di ratifica, come già accaduto per quello con gli Usa, il Ttip.

Pd e Forza Italia, invece, hanno votato a favore del ddl: in particolare il relatore ha ricordato come l’esame in commissione sia stato approfondito, anche per chiarire i vantaggi che l’Italia avrebbe dall’approvazione del trattato, come nel settore delle infrastrutture, e che il Canada rappresenti un partner economico e commerciale molto affidabile, oltre che in notevole crescita economica.

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