Le conseguenze del ‘nuovo’ decreto Sicurezza: parla Santoro

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – “Il nuovo decreto Sicurezza è figlio della schizofrenia”, dice a Public Policy Emilio Santoro, filosofo del Diritto e professore ordinario all’Università di Firenze. “Introdurre in 19 articoli nuovi reati, nuova custodia cautelare – perché prevediamo un aumento dei casi di arresto in flagranza in molti casi – e un aumento della durata delle pene aumenta sicuramente l’ingresso in carcere. Il problema è che non si fa niente sostanzialmente per aumentare le uscite. Come se tutto questo non influisse sui problemi del sovraffollamento, i suicidi, l’autolesionismo in carcere. Come se le due cose fossero sconnesse”. Oltretutto, osserva Santoro, “molti di questi reati continueranno a portare in carcere persone che vivono ai margini della società e che hanno problemi psichiatrici”. E che solo in carcere, peraltro, riescono a farsi curare con una presa in carico psichiatrica, magari dopo essere stati sottoposti – prima dell’arresto – a TSO che non sono serviti a niente, perché al termine dei 15 giorni massimi di trattamento obbligatori consentiti dalla legge non hanno trovato nessuno a seguirli.

L’Altro Diritto negli ultimi tre mesi ha seguito tre casi di questo tipo: persone sottoposte a TSO che al termine del trattamento non hanno ricevuto le cure necessarie finché non sono state arrestate. Risultato: una persona per essere curata in maniera continuativa deve finire in prigione (dove magari viene bombardata di psicofarmaci).

Non è difficile prevedere che questo decreto Sicurezza aumenterà i detenuti in carcere. Già oggi entrano in carcere ogni anno 1.000-2.000 detenuti in più. Questo aumento diventerà di 3.000-4.000 forse 5.000 detenuti l’anno prossimo con queste misure. Così verrà superato ampiamente il limite che avevamo raggiunto al momento della sentenza Torreggiani. Tra l’altro, con una capienza rispetto ad allora forse diminuita, perché la condizione strutturale delle carceri è forse peggiorata e ci sono celle o sezioni inagibili”.

C’è il rischio che l’Italia venga nuovamente condannata? “Già adesso c’è questo rischio. E a maggior ragione tra un anno questo rischio sarà più elevato quando si vedranno gli effetti dei nuovi arresti e dei nuovi reati. Al tribunale di Milano in questi giorni è già stato chiesto di sollevare l’eccezione di costituzionalità su tutto il pacchetto sicurezza, dicendo che mancano i motivi di urgenza per procedere con decreto. Il giudice di Milano e altri Tribunali dove venisse sollevata la questione potrebbe ritenere fondata la richiesta, visto che la risposta dei magistrati è stata abbastanza corale sul decreto sicurezza, che considerano pericoloso. Quello che può succedere – come a suo tempo nel caso dell’arresto in flagranza degli irregolari – è che ogni procura chiamata ad applicare la legge sollevi l’eccezione di costituzionalità. A quel punto naturalmente i partiti della maggioranza se la prenderebbero con la magistratura”.

La cosa che fa impressione, dice Santoro, è “l’assoluta mancanza di interconnessione fra i problemi: aumentare i reati, aumentare la carcerazione non incide secondo loro sulla situazione delle carceri. Questo è veramente ridicolo oltre che schizofrenico”. Oltretutto, i detenuti non possono neanche protestare, perché il nuovo pacchetto sicurezza prevede tra i nuovi reati anche la disobbedienza (anche solo passiva) di un detenuto o di un “trattenuto” in Cpr agli ordini: “Il detenuto che protesta in maniera civile dicendo ‘no, io non rientro in cella, perché siamo quattro in una cella dove dovremmo essere tre o tre in una cella in cui dovremmo essere due’, viene sanzionato con nuovo reato, con conseguenze assurde. Perché se io commetto un reato durante l’esecuzione carceraria, oltre ad aumentare la pena – e a occupare per più tempo il posto in carcere – mi gioco il diritto alle misure alternative, quindi mi gioco la possibilità di uscire un po’ prima e di liberare il posto in carcere”.

Ma non finisce qui. Il decreto ha anche previsto una pena aggravata per chi commetta il reato di istigazione a disobbedire alle leggi all’interno di un istituto penitenziario. L’istigazione può essere comnessa anche “a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute”. “Per cui se io scrivo che l’unico modo per chiedere di  dichiarare illegittimo costituzionalmente il reato di resistenza passiva all’esecuzione dell’ordine è commetterlo, rischio di essere incriminato per istigazione aggravata”, osserva Santoro.

Questo nuovo decreto, spiega ancora il filosofo del Diritto dell’Università di Firenze, ha tuttavia una sua logica: “È una mia supposizione, ma penso che le norme contenute nel decreto Sicurezza servano a fare contente le forze dell’ordine prima delle elezioni regionali in autunno. Questo era l’unico motivo di urgenza. Era stato promesso loro un aumento di stipendio che non c’è stato e quindi per compensazione il governo ha pensato di incrementare la loro autorità sul posto di lavoro. Il nuovo pacchetto sicurezza infatti introduce una distinzione tra pubblici ufficiali, aumentando le sanzioni e le tutele a vantaggio di chi porta una divisa. Agli agenti che vengono incriminati per reati inerenti al servizio lo Stato paga l’avvocato. Per esempio: lo Stato avrebbe pagato gli avvocati a chi è stato condannato già in due gradi di giudizio per tortura nel carcere di San Gimignano. Insomma, il governo sta dicendo alle forze di polizia: non ho potuto darvi più soldi ma vi do grande copertura e rendo gli agenti delle varie polizie una categoria speciale dentro il grande corpo dei pubblici ufficiali”. (Public Policy)

@davidallegranti