ROMA (Public Policy) – L’applicazione – in via sperimentale – del sistema del vuoto a rendere su cauzione per ogni imballaggio contenente birra e acqua minerale, servito al pubblico da alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri locali pubblici, è una “disposizione molto negativa sotto vari punti di vista” perché “così come formulato, esso, crea gravi problemi di carattere logistico ed organizzativo”. È quanto si legge in un documento di Rete imprese Italia depositato in commissione Ambiente al Senato in occasione di una audizione sul collegato ambientale, arrivato in prima lettura a Palazzo Madama.
Secondo Rete imprese Italia “a poco serve l’ammorbidimento previsto secondo cui la tariffa per la gestione dei rifiuti urbani preveda agevolazioni per le utenze commerciali che decidano d’applicare il sistema del vuoto a rendere su cauzione”. “Le imprese non sono strutturate né attrezzate per gestire gli adempimenti previsti in quanto – spiegano gli imprenditori – non hanno a disposizione spazi sufficienti per accogliere gli imballaggi restituiti dai consumatori; non dispongono di personale sufficiente per gestire i flussi generati da tali operazioni, ponendosi inoltre grossi problemi di carattere igienico sanitario; non dispongono di personale formato per gestire i sistemi di contabilità relativi alle fatturazioni del cauzionamento”.
Per Rete Imprese Italia inoltre “devono aggiungersi i costi che tale sistema farebbe ricadere sulle imprese. Costi doppiamente ingiusti e ingiustificati visto che per molti imballaggi l’impresa si troverebbe a pagare un doppio contributo (il cauzionamento ed il contributo Conai)“. Le imprese sottolineano quindi come ad oggi il sistema del Conai abbia portato buoni risultati: “negli ultimi tredici anni infatti il ricorso alla discarica è stato ridotto di oltre il 60%, mentre il recupero degli imballaggi è aumentato del 140%”.
“Un cauzionamento obbligatorio determinerebbe maggiori costi per i cittadini con ulteriore contrazione dei consumi, incremento dei costi per le imprese di produzione e di commercializzazione per implementare il sistema, compresa una complessa gestione amministrativa e finanziaria, con gravi ripercussioni sui livelli occupazionali, in una fase di difficile congiuntura economica – si legge ancora – Non è immaginabile per le imprese introdurre in questo momento nuove complessità logistiche e organizzative, moltiplicare gli adempimenti già esistenti in termini di marcatura e tracciabilità, con l’effetto di incrementare i costi ambientali già sostenuti sugli imballaggi”.
In alternativa Rete imprese Italia propone: “Si dovrebbe mettere insieme volontarietà del cauzionamento (lo fa chi vuole) e la premialità (chi lo fa ottiene un vantaggio certo, auspicabilmente di tipo fiscale). La premialità – concludono – potrebbe consistere nell’attenuarne l’impatto sui costi generali d’impresa (ad esempio, una deducibilità, totale o parziale, come recentemente previsto per Imu)”. (Public Policy)
NAF