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I diritti in Colombia, l’Italia e le Farc: l’audizione di Molano

12 Giugno 2015
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    ROMA (Public Policy) – di Gaetano Veninata – “Il dialogo tra governo e Farc per noi, per la società civile colombiana, è importantissimo. Speriamo dia frutti e speriamo che la comunità internazionale continui ad accompagnarci per un buon esito. Ma bisogna accompagnare anche l’eventuale attuazione” di quello che si deciderà, “perché rimangono ancora gruppi paramilitari nel Paese”, che agiscono “con l’appoggio dei pubblici poteri, di dirigenti politici e forze dell’ordine”.

    Lo ha detto in commissione Esteri alla Camera Jorge Molano, avvocato e attivista per i diritti umani in Colombia, chiedendo all’Italia che “i trattati libero scambio tra i due Paesi abbiano come base il pieno rispetto dei diritti umani”.

    In passato, ha precisato, “abbiamo chiesto che la missione diplomatica italiana in Colombia fosse più attiva” nel campo della lotta per il rispetto dei diritti umani, “invece preoccupati vediamo che oggi nelle ambasciate a Bogotà non c’è un incaricato” ad hoc.

    ALCUNE CIFRE SUL CONFLITTO
    “Il 14% della popolazione colombiana è stata vittima del conflitto, 7 milioni e mezzo di persone”. Nel Paese ci sono 6 milioni e 200mila sfollati, “siamo al secondo posto al mondo. Le sparizioni forzate hanno superato quelle che si verificarono durante le dittature del Cono sud. Tra 45mila e 60mila persone sono scomparse contro la loro volontà, e solo 3.272 di queste scomparse hanno trovato una spiegazione”.

    IL PROBLEMA DEI PARAMILITARI
    “10 anni fa – ha ricordato ancora Molano – è iniziato il processo di smobilitazione dei circa 35mila paramilitari. Oggi, a 10 anni di distanza, ne sono stati condannati solo 105. La Procura generale ha fornito statistiche in cui si vede che su 35mila paramilitari smobilitati solo 313 hanno compiuto atti di riconoscimento verso le vittime, solo un migliaio ha manifestato pentimento e ha detto che non tornerà a commettere questo tipo di crimini. C’è di che essere preoccupati”.

    In diverse parti del Paese, “come nella Comunità di Pace di San José de Apartadò”, questi gruppi “continuano a mobilitare grossi contingenti e continuano a godere dell’appoggio dell’esercito colombiano”.

    Secondo Molano bisogna “fare pulizia all’interno delle Forze armate colombiane; tra il 2002 e il 2008 sono stati 4.800 i giovani uccisi dai militari e presentati come caduti in combattimento. Le esecuzioni miravano a gonfiare le cifre sulle vittorie in combattimento. I comandanti ricevevano premi e promozioni per questo”.

    LA SITUAZIONE DI CHI DIFENDE I DIRITTI UMANI
    “Nel 2014 c’è stato un incremento delle minacce contro i difensori dei diritti umani, in totale vi sono state 488 minacce, almeno una al giorno. Nel 2014 55 difensori dei diritti umani sono stati assassinati. Nel 2013 erano stati meno”. In pratica, “ogni sei giorni un difensore dei diritti umani viene ucciso. Anche nei primi tre mesi del 2015 ci sono stati 19 omicidi”. (Public Policy)

    @VillaTelesio

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