di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Non sono mancate le perplessità, per tutta la settimana scorsa, su come iniziare e continuare a sanzionare la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Un atto di guerra, come ripetuto dai leader occidentali. Stati Uniti e Unione europea hanno avviato un pacchetto di sanzioni crescenti, alcune considerate senza precedenti, aggiornato black list con nuove personalità russe da colpire. Quando però c’è stato da discutere di escludere la Russia dallo Swift, i problemi sono aumentati fra gli alleati occidentali. Lo Swift è la rete telematica internazionale di comunicazione tra gli istituti a essa associati, che permette lo scambio di operazioni finanziarie. Nata nel 1973 per volere di un pool di banche statunitensi ed europee, è oggi accessibile a qualsiasi organismo che offra servizi finanziari e di pagamento. Attualmente la rete Swift, la cui sede è in Belgio, collega oltre 8.300 entità ubicate in 208 Paesi.
L’esclusione da questo sistema di comunicazione, ha spiegato il ministro dell’Economia Daniele Franco, comporterebbe dei rischi. Ci potrebbero per esempio essere dei problemi a pagare il gas che si compra da Mosca. “È una questione di cui si è dibattuto. Si tratta di una misura importante”, ha detto Franco venerdì 25 febbraio. “La preoccupazione di alcuni Paesi tra cui l’Italia, ma non solo dell’Italia, è la possibilità di continuare a pagare il gas naturale russo”. Sarebbe un problema “se una sanzione dovesse interrompere la possibilità di pagare il gas e interrompere i flussi di gas per un Paese come l’Italia che utilizza il gas russo per circa il 43% del suo fabbisogno e quindi il 15-16% del fabbisogno complessivo di energia. Ma anche altri Paesi hanno percentuali analoghe. È chiaro che il venir meno subitaneo di tali forniture potrebbe essere un problema. Questa è la preoccupazione è questo è l’aspetto su cui si sta parlando. Non c’è alcuna divergenza sul fatto che le sanzioni debbano operare. Ma bisogna stare attenti a non creare situazioni in molti Paesi che utilizzano il gas russo”.
Anche Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso analoghe preoccupazioni: “Se blocchi la possibilità di fare pagamenti bancari metti in conto che fra qualche settimana l’Italia possa rimanere al buio e al freddo. Ovviamente se l’Italia è dipendente per metà dalle forniture di gas dalla Russia, cerchiamo di fare tutto il possibile senza lasciare milioni di italiani al freddo e senza costringere l’Italia al blackout”.
Le cose poi però sono cambiate, come ha riferito lo stesso premier Ucraino Volodymyr Zelensky via Twitter, anticipando il contenuto di una telefonata con il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Anche l’Italia si è dunque allineata alle intenzioni degli altri partner europei e sabato è stato diffuso un comunicato per annunciare che alcune “selezionate banche russe” vengono rimosse dal sistema dello Swift: “Ciò assicurerà che queste banche siano disconnesse dal sistema finanziario internazionale e che venga danneggiata la loro abilità a operare globalmente”. C’è da immaginare che il dibattito italiano su questa contromisura proseguirà. Intanto però Draghi ha cercato di non disallineare l’Italia dal resto dei partner europei. È una questione esiziale nel minaccioso confronto fra Unione europea e Federazione russa. In fondo, la capacità di reagire unitariamente dovrebbe essere utile a fronteggiare le mire imperialiste di Mosca.
C’è però un problema, come ha rilevato il professor Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore. “L’Ue è stata costruita sull’assunto che il nazionalismo non rappresentasse più una minaccia esistenziale, sia al suo interno che all’esterno. Con il risultato che, all’esterno, si è esposta ai ricatti dei nazionalisti in campi cruciali come l’energia o la sanità, oppure è stata costretta ad affrontare giganteschi flussi migratori senza una politica comune…”. Insomma, “la preoccupazione principale dell’Ue è stata quella di mediare tra gli interessi e le idiosincrasie dei suoi Stati membri, come se il mondo esterno non ci fosse”. Per nazionalisti e autocrati questo problema non si pone. Non c’è da mettere d’accordo molti leader e Paesi, basta coordinarsi con se stessi. In questo caso, basta che Putin si coordini con Putin.
Nel frattempo, in Europa si continuano a prendere contromisure. Lunedì pomeriggio il Consiglio dei ministri italiano si è riunito per adottare nuove disposizioni relative alla crisi ucraina. “In particolare”, spiegano fonti di Palazzo Chigi, si è intervenuti “per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina. Questa misura ha integrato il contenuto del decreto legge già approvato lo scorso 25 febbraio”. Una seconda norma ha introdotto una procedura che consente maggiore flessibilità nell’uso delle diverse sorgenti di energia elettrica del Paese. “L’Italia – ha detto Mario Draghi domenica sera – dà il suo pieno e convinto appoggio al pacchetto di misure contro la Federazione russa presentato oggi dalla Commissione europea. L’aggressione dell’Ucraina è un atto barbaro e una minaccia per tutta l’Europa. L’Unione europea deve reagire con la massima fermezza”. Per questo, anche l’Italia ha chiuso lo spazio aereo alla Russia. (Public Policy)
@davidallegranti