Conte si prende il Movimento, il Pd punta sull’antimelonismo. Basterà?

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Giuseppe Conte si è preso definitivamente il M5s. La piazza romana di sabato scorso “contro il riarmo” sancisce la vittoria politica dell’ex presidente del Consiglio, che in un colpo solo si libera ufficialmente del fantasma di Beppe Grillo e costringe il Pd, che di recente si è pure spaccato sulla politica estera – all’Europarlamento – a scendere a patti (non che fosse, specie quest’ultima operazione, particolarmente difficile). C’era infatti una delegazione del partito di Elly Schlein in piazza a Roma (e assai felice di esserci), opportunamente ringraziata da Conte nel suo discorso dal palco. Da Francesco Boccia, capogruppo al Senato, a Sandro Ruotolo, europarlamentare del Pd, a Marco Furfaro, deputato e responsabile delle iniziative politiche, a Igor Taruffi, responsabile organizzazione del Pd.

“Alcune cose ci dividono dal M5s ma altre ci uniscono”, ha detto Boccia: “Siamo d’accordo sulla critica alla corsa al riarmo dei 27 Stati e alle proposte della Commissione che puntano in questa direzione e d’accordo sulla prospettiva della difesa comune. Certo, non siamo d’accordo sul supporto militare all’Ucraina ma tutti pensiamo che sia necessario intensificare  gli sforzi diplomatici e politici, che vogliamo faccia l’Ue, per  negoziare una pace giusta. A maggior ragione oggi quando Trump  assume sempre più il punto di vista di Putin”. Con i 5 stelle, ha aggiunto ancora il capogruppo al Senato, “siamo alleati in tante amministrazioni, a Genova come in molte regioni e comuni e quando un alleato va in piazza noi ci siamo al netto  delle differenze, per dare attenzione e ascolto. E siamo qui oggi perché qui c’è un pezzo di opposizione al governo della destra  che ci ha isolato in Europa, che non ha una strategia per reagire ai dazi se non quella di sperare di andare con il cappello in  mano a trattare con Trump. E insieme a tutte le opposizioni  vogliamo mandare a casa il governo di Giorgia Meloni e Salvini”.

Il Pd dunque punta sull’antimelonismo per trovare qualcosa che unisca l’opposizione. Questo però impedisce agli avversari della presidente del Consiglio di trasformarsi in qualcosa che vada oltre la mera sommatoria di Pd, M5s, Avs (e… Iv?). L’opposizione oltretutto cerca l’unità proprio sul tema che divide di più: la politica estera, l’interpretazione del ruolo dell’Italia a fianco dell’Ucraina nella resistenza contro l’invasione russa. Non esattamente un dettaglio. Anche se nel Pd c’è chi come Ruotolo bolla come “minoranza” la parte degli europarlamentari che ha votato a favore della risoluzione sul piano di riarmo, e dunque di difesa, all’Europarlamento.

Resta da capire che cosa succederà questa settimana alla Camera, quando si discuterà la mozione contro il riarmo presentata dal M5s. Che cosa farà il Pd di fronte alla mozione? Si asterrà? Si dividerà? Non solo: il M5s ha deciso di mettere in difficoltà il Pd un po’ dappertutto, anche sui territori, presentando la mozione sul riarmo nei consigli comunali e nei consigli regionali (analoga mozione è stata presentata anche da Avs, peraltro convintamente in piazza sabato). “Vogliamo che i soldi degli italiani vengano spesi per gli ospedali e i servizi pubblici, per ammodernare le scuole, per attenuare il caro-bollette, per rifinanziare il fondo automotive, per la prevenzione del tumore al seno e così via per tante altre cose che migliorerebbero la nostra vita.  Siamo contrari a un riarmo scriteriato che spreca i soldi dei cittadini”, hanno detto i 5 stelle: “Meloni e Crosetto continuano a mentire quando dicono che gli investimenti in armamenti non sottraggono risorse a sanità, scuole, asili, welfare”.

Per questo il Movimento 5 stelle con i suoi consiglieri presenterà dunque in tutti i Consigli regionali, comunali e provinciali una mozione per impegnare le Giunte: “a non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo ‘ReArm Europe/Readiness 2030’; al fine di recuperare i valori fondanti dell’Unione europea, a sostenere nelle opportune sedi europee la sostituzione integrale del ‘ReArm Europe/Readiness 2030’ con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell’Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l’economia dell’Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile”.

Anche in questo caso sarà interessante vedere che cosa farà il Pd sui territori, dove sono in corso tentativi di dare vita a una versione locale del Campo Largo, a tratti larghissimo. Per esempio in Toscana, dove il presidente della Regione Eugenio Giani vorrebbe tenere tutti insieme, dal M5s a Italia viva, in una terra in cui le occasioni strutturali per spaccarsi non mancano e non mancherebbero (a partire dalle infrastrutture). Si aggiungerà, al pacchetto di potenziali divisioni, anche la politica estera? (Public Policy)

@davidallegranti