Ue, che succede dopo lo stop della Corte a Polonia e Ungheria

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BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – La Corte di giustizia dell’Ue, riunita in seduta plenaria, respinge i ricorsi proposti dall’Ungheria e dalla Polonia contro il meccanismo di condizionalità che subordina il beneficio di finanziamenti provenienti dal bilancio dell’Unione al rispetto da parte degli Stati membri dei principi dello Stato di diritto. Tale meccanismo è stato adottato sul fondamento di una base giuridica adeguata, è compatibile con la procedura prevista all’articolo 7 del Tue e rispetta in particolare i limiti delle competenze attribuite all’Unione e il principio della certezza del diritto”.

Lo ha annunciato la stessa Corte, mercoledì, con una nota.

LE PAROLE DI VON DER LEYEN E DELLA COMMISSIONE UE

La Corte di giustizia europea conferma la validità del regolamento sulla condizionalità generale. Accolgo con favore queste sentenze, che seguono la posizione che la Commissione, il Parlamento europeo, il Consiglio e dieci Stati membri hanno difeso nella procedura. La Corte sostiene la legittimità di questo importante strumento che ci consente di tutelare meglio il bilancio dell’Ue e gli interessi finanziari dell’Unione contro le violazioni dei principi dello Stato di diritto. Questo meccanismo garantisce che il bilancio dell’Unione sia protetto e attuato in linea con i principi di una sana gestione finanziaria, a beneficio di tutti i cittadini europei. La Commissione analizzerà ora attentamente la motivazione delle sentenze e il loro possibile impatto sulle ulteriori misure che adotteremo ai sensi del regolamento”.

Così, in una nota, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha commentato la sentenza.

“Tenendo conto di questi giudizi, nelle prossime settimane adotteremo delle linee guida che forniranno ulteriore chiarezza su come applichiamo il meccanismo nella pratica – ha detto ancora Von der Leyen -. Ho promesso che nessun caso andrà perso. E ho mantenuto quella promessa. La Commissione ha monitorato la situazione in tutti gli Stati membri dall’entrata in vigore del regolamento e stiamo valutando in modo approfondito alcuni casi. Ove ricorrano le condizioni del Regolamento, agiremo con determinazione. I giudizi di oggi confermano che siamo sulla strada giusta”.

“Il lavoro” sulle linee guida applicative sulla condizionalità sullo stato di diritto “è già in corso. Non possiamo dire esattamente quando saranno adottate, studieremo le ragioni della Corte di giustizia Ue e faremo il prima possibile“, ha poi aggiunto una portavoce della Commissione Ue, durante l’incontro quotidiano con la stampa a palazzo Berlaymont. “Le linee guida porteranno chiarezza su come il meccanismo dovrà essere messo in pratica”, ha specificato la portavoce.

Sul tema è intervenuto anche Johannes Hahn, commissario per il Bilancio, nel corso della plenaria del Parlamento Ue: “Il Regolamento sulla condizionalità è veramente una grande conquista per l’Unione. Dà all’Ue uno strumento specifico per proteggere il proprio bilancio dalle violazioni del principio dello Stato di diritto. Mentre noi parliamo si sta analizzando questa sentenza della Corte. Ora che abbiamo la sentenza, completeremo le linee guida per l’attuazione pratica del Regolamento. Io vorrei procedere molto rapidamente”.

LE REAZIONI DI BUDAPEST E VARSAVIA

“Non è una sentenza giuridica, ma politica ed ideologica, fatta abusando del loro potere, vogliono costringerci ad accettare un’idea federale dell’Europa che noi respingiamo”. Questo il commento, dopo la sentenza, del premier ungherese Viktor Orbán. “La Corte europea è assunta il ruolo di nave ammiraglia delle aspirazioni federative, cercando di costringere gli Stati membri a scegliere questa via: mettere Stati sovrani sotto la tutela delle istituzioni europee. Pensano di ricattarci attraverso il bilancio. Gli Stati nazionali devono respingere questi sforzi”, ha detto ancora.

Dal canto suo il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ripreso dall’agenzia di stampa nazionale Pap, ha definito la sentenza “una di una serie di molte sentenze”, all’interno di un processo di allargamento delle attribuzioni europee considerato – da Morawiecki – “pericoloso“.

DAL PARLAMENTO EUROPEO

“L’ultimo ostacolo rimasto al regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto è stato ora rimosso. Il messaggio del Parlamento va direttamente alla Commissione e voglio essere molto chiaro: è giunto il momento di iniziare ad attuarlo. Non si può far ripartire da capo l’orologio, la Commissione ora deve agire in modo tempestivo e definitivo. I fatti sono indiscussi. Sappiamo tutti come la situazione dello Stato di diritto si sia deteriorata da troppo tempo, non solo in Ungheria e Polonia, ma anche in alcuni altri Stati membri”. Lo ha detto, in una nota, l’eurodeputato dell Ppe Petri Sarvamaa, correlatore sul regolamento sullo stato di diritto.

Dello stesso avviso l’altro correlatore sullo stato di diritto, l’eurodeputato S&D Eider Gardiazabal Ribial: “Ci auguriamo che la Commissione abbia lavorato per tutto questo tempo e abbia fatto il suo dovere per essere pronta ad attuare il regolamento oggi. Questa sentenza è un punto di svolta e rappresenta il supporto per un progetto europeo basato su valori condivisi – ha aggiunto -. È un chiaro messaggio ai governi autoritari che, nell’Ue, le regole del gioco devono essere rispettate. Con la sua sentenza, la Corte approva legalmente il messaggio politico alla base del meccanismo dello Stato di diritto e sostiene il serio lavoro delle istituzioni dell’Ue”.

“Il Parlamento europeo ora si aspetta che la Commissione applichi rapidamente il meccanismo della condizionalità. La condizionalità dei fondi dell’Ue legata al rispetto dello Stato di diritto non è negoziabile per il Parlamento europeo”. Così, in una nota, la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. “Lo Stato di diritto è la base su cui sono costruiti i nostri Trattati. È fondamentale che tutti gli Stati membri aderiscano ai Trattati che hanno sottoscritto quando hanno aderito all’Unione europea. I valori contano e i cittadini hanno il diritto di sapere come vengono utilizzati i fondi comuni”, ha proseguito la politica maltese.

Il regolamento, fortemente voluto dal Parlamento europeo, è stato adottato nel dicembre 2020. A seguito di risoluzioni parlamentari, il Parlamento europeo ha presentato nell’ottobre 2021 una causa alla Corte di giustizia contro la Commissione europea per la mancata applicazione del regolamento sulla condizionalità. (Public Policy / Policy Europe) PAM-NAF-GAV