Dalle parti del Governo tira ancora aria di complotti

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Dalle parti del Governo tira ancora aria di complotti. Da una parte c’è Matteo Salvini, che brama sensazioni alla Capitol Hill in quel di Palermo, con la rivolta del popolo contro le élites, contro la magistratura, contro la sinistra che apparecchia processi politici, per via della vicenda Open Arms (il ministro dei Trasporti è accusato di sequestro di persona).

Dall’altra parte c’è Giorgia Meloni, con la vicenda albanese dei migranti rientrati in Italia dopo che il Tribunale non ha convalidato il loro trattenimento, materia di scontro politico-istituzionale da risolvere – secondo l’Esecutivo – previo decreto. Eppure, spiega l’avvocato Giandomenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere Penali, “è lo stesso Governo italiano ad aver classificato Egitto e Bangladesh come Paesi sicuri ma ad eccezione che per alcune categorie di persone (dissidenti politici, omosessuali, etc). La Corte di Giustizia Europea, le cui statuizioni hanno forza superiore ad ogni norma (e anche ad ogni sentenza!) degli Stati nazionali, ha escluso ogni validità a queste definizioni ibride, stabilendo che in tali ipotesi quel Paese va comunque classificato come non sicuro”. Dunque, spiega ancora Caiazza, “i giudici italiani, semplicemente, non potevano fare altro che dichiarare paesi non sicuri Egitto e Bangladesh, perché non possono statuire in difformità alla Corte di Giustizia Europea”. Ci sarebbe dunque poco materiale per i complotti e molto, forse, per l’autocomplotto. Eppure.

Ai politici capita di sentirsi accerchiati. E più si ricopre una posizione istituzionalmente rilevante e più l’accerchiamento, o quantomeno la sensazione dell’accerchiamento, aumenta. Meloni vede avversari dappertutto. La presidente del Consiglio e i suoi Fratelli d’Italia indulgono con facilità nella sindrome del “personaggio scomodo”, tipicamente auto attribuita. C’è il giornalista scomodo, c’è lo scrittore scomodo, c’è il cantautore scomodo, e c’è il politico scomodo. Non di rado tuttavia l’accerchiamento diventa auto accerchiamento. “Ce l’hanno con noi” è la frase-manifesto di chi vede nemici ovunque. Uno stato di sorveglianza attivo e permanente, può essere uno strumento prezioso per un politico; entro certi limiti, naturalmente, superati i quali diventa sindrome e retorica del complotto. Il racconto è comunque funzionale, perché così si dà la costante impressione al popolo che un nemico esterno sia in combutta con qualcuno (in questo caso le opposizioni e la magistratura) per rovinare i piani dell’esecutivo. La scarsa partecipazione popolare alla protesta di Palermo per il processo Open Arms testimonia tuttavia una certa stanchezza da parte dell’elettorato. Che in fondo vuole risposte certe sul tema dell’immigrazione, dopo le molte parole spese dalla destra in questi anni.

Ma un conto è Salvini, un altro conto è Meloni. La presidente del Consiglio fin qui ha dimostrato di saper usare bene il capitale politico a sua disposizione e il patto sociale fra lei e gli elettori è intatto, contrariamente a quello del capo della Lega, che certamente non è più lo stesso della gloriosa stagione 2018-2019. Dipende però anche come la leader di Fratelli d’Italia sceglierà di risolvere la questione albanese. Per ora tutto lascia intendere un vigoroso braccio di ferro, come dimostra anche il tweet del fine settimana con la pubblicazione di una comunicazione, pubblicata dal quotidiano Il Tempo, di un magistrato (un “esponente di Magistratura democratica”, come se fosse un “esponente” del Pd, per dire): “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione […]”. Un tweet lasciato appeso, così, senza molte spiegazioni. Utile però a dire che c’è di nuovo un complotto dei giudici contro la destra. Come ai tempi di Silvio Berlusconi. Lo spirito del Cavaliere, fin qui rimasto celato perché non molto conveniente da esibire, torna insomma in auge. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)