ROMA (Public Policy) – Come anticipato da Public Policy, tra gli emendamenti presentati alla proposta di legge di Pd, M5s e Avs sulla settimana corta, Fratelli d’Italia ha depositato una proposta di modifica (a prima firma del deputato Marcello Coppo) interamente soppressiva del testo presentato dalle opposizioni (all’esame della commissione Lavoro della Camera) e calendarizzato nell’aula di Montecitorio per il prossimo 28 ottobre.
A questa, si aggiunge un secondo emendamento di FdI (a prima firma Andrea Mascaretti) che, invece, chiede la soppressione del solo articolo 4 che chiede l’istituzione di un osservatorio nazionale sull’orario di lavoro a cui, tra i vari compiti, viene assegnato quello di monitorare le caratteristiche e gli effetti economici dei contratti collettivi di lavoro che prevedono riduzioni di orario di lavoro.
Forza Italia, invece, con una proposta a prima firma di Chiara Tenerini chiede la soppressione dell’articolo sul referendum aziendale con il quale – in mancanza di contratti collettivi – si darebbe ai lavoratori la possibilità di presentare una proposta di contratto per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione da sottoporre, appunto, a referendum dei dipendenti.
Tra le opposizioni, invece, è stata Italia viva l’unico partito a presentare emendamenti (tutti sottoscritti da Davide Faraone) con l’obiettivo di favorire non solo la riduzione dell’orario di lavoro, ma anche la sottoscrizione di contratti collettivi per “l’adozione di modelli di lavoro flessibile, tra cui il part-time reversibile e il lavoro agile, con particolare riguardo ai lavoratori genitori di figli di età inferiore ai 16 anni”.
A tal fine, infatti, Iv propone la decontribuzione per i datori di lavoro che adottano questi modelli lavorativi. E, ancora, si chiede anche il riconoscimento di un’indennità pari a mille euro nel caso in cui entrambi i genitori che svolgano la “prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile” (per massimo 12 mesi e nei primi 6 anni di vita del figlio).
Si segnala, poi, anche la proposta di riconoscere “alle aziende che istituiscono asili nido aziendali o che stipulano convenzioni con strutture di assistenza all’infanzia” un credito d’imposta “pari al 20% delle spese documentate per tale scopo”. Alle aziende che offrono assistenza per l’infanzia oltre l’orario lavorativo, inoltre, “è riconosciuta un’ulteriore agevolazione del 5%”.
Infine, da Iv anche la proposta di una delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per “sostenere la parità di genere nel mondo del lavoro, il benessere personale nell’equilibrio tra esigenze di vita e attività lavorativa, la genitorialità condivisa”.