Ddl Lavoro, gli emendamenti Pd-M5s-Avs: torna il salario minimo

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ROMA (Public Policy) – Tra gli oltre 300 emendamenti al ddl Lavoro depositati ieri nella XI commissione della Camera, sono 8 quelli unitari proposti dalle opposizioni (Pd, M5s e Avs).

Alcuni di questi sono soppressivi e si concentrano sulle norme del testo ritenute più critiche che riguardano le dimissioni volontarie e la modifica alla disciplina del contratto di somministrazione.

Ma spicca, tra gli altri, l’emendamento a prima firma Giuseppe Conte con cui viene riproposto il salario minimo di 9 euro lordi l’ora orientato a garantire ai lavoratori “una retribuzione complessiva sufficiente e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato”.

A tal fine, i firmatari propongono di istituire nello stato di previsione del ministero del Lavoro il ‘Fondo per il salario minimo’ con una dotazione complessiva “pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026”.

Per quanto riguarda gli altri emendamenti, invece, si è intervenuti (proponendone anche la soppressione) sull’articolo 5 che, nell’ambito del contratto di somministrazione, elimina i limiti quantitativi per l’impiego di somministrati a tempo determinato da parte dell’utilizzatore.

Altre proposte di modifica, infine, riguardano l’articolo 9 che prevede le dimissioni volontarie del lavoratore nel caso di assenze ingiustificate oltre i 5 giorni. (Public Policy) GPA