Difesa, Kallas a tutto campo: dalla Russia al rapporto con Londra

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BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – L’alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, mette da parte l’idea di un esercito comune europeo per puntare sull’interoperabilità. Mentre si augura un nuovo accordo sulla sicurezza e la difesa con il Regno Unito.

Intervenendo alla Conferenza annuale dell’Agenzia europea per la difesa (Eda), Kallas ha definito la Russia una “minaccia esistenziale” e ha sintetizzato tre priorità. La prima riguarda il supporto all’Ucraina: “La Russia non è invicibile – ha detto – il tempo non è dalla parte della Russia ma non è nemmeno dalla nostra, perché non stiamo facendo abbastanza”. In secondo luogo “dobbiamo spendere di più per prevenire la guerra” ma “dobbiamo anche prepararci al peggio”. In terzo luogo “dobbiamo lavorare insieme ai nostri alleati: Usa, UK e Nato”. Sulla Russia, l’alto rappresentante ha ribadito che l’Ue è al lavoro per un sedicesimo pacchetto di sanzioni. “Non c’è dubbio che possiamo fare di più per aiutare l’Ucraina e che con il nostro aiuto possiamo farle vincere la guerra”. Per Kallas “l’unico linguaggio che la Russia parla è quello della forza” e “dobbiamo dimostrargli che perderà e fermarlo prima che attacchi uno di noi”.

Sul piano militare e industriale Kallas ha detto: “Come abbiamo integrato le nostre economie in passato, oggi dobbiamo integrare la nostra difesa e la nostra interoperabilità. Non abbiamo bisogno di un esercito europeo, abbiamo bisogno di 27 eserciti capaci e che sono in grado di lavorare insieme per scoraggiare i rivali e difendere l’Europa, preferibilmente con partner e alleati, ma da soli se necessario”. Kallas ha fatto sapere che il futuro libro bianco della difesa si concentrerà su cinque punti: far capire alle persone cosa c’è in gioco, più spesa per la difesa, una società più preparata, aumentare la capacità dell’industria della difesa, maggiore cooperazione con i partner Ue. Sul primo punto, Kallas ha aggiunto: “Credo che le persone abbiano la consapevolezza della posta in gioco, ora tocca ai politici”.

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NAF