(Public Policy) – Roma, 17 mag – “al-Qaeda mafia style”. Con
questa definizione presa in prestito da alcuni osservatori
stranieri, l’Osservatorio di politica internazionale,
attraverso un dossier pubblicato dall’Ispi (Istituto per gli
studi politica internazionale) a maggio, inquadra tutto quel
genere di attività che il movimento islamico al-Qaeda nel
Maghreb islamico (AQUIM, una sorta di filiale maghrebina del
disomogeneo gruppo estremista fondato da Osama Bin Laden)
“intrattiene” nel Sahel (dove l’inviato speciale Onu è
peraltro Romano Prodi).
Nel piccolo dossier (una quarantina di pagine) si parla
infatti di “traffici illeciti che riguardano anche beni come
le automobili di lusso rubate, il contrabbando di sigarette
e gli stessi esseri umani, nel quadro del più ampio business
dell’immigrazione illegale. L’area saheliana – si legge nel
dossier – rappresenta infatti anche una delle rotte più
trafficate dell’immigrazione clandestina dall’Africa verso
il Nord”.
“In tutti questi casi – continua il dossier Ispi – uomini
di AQIM sono attivi nello stringere accordi e condurre
affari con le organizzazioni criminali del posto, al punto
che questo tipo di attività del movimento islamico è stato
etichettato con espressioni come ‘gangster jihadismo’,
‘al-Qaeda mafia style’ (in riferimento ai metodi tipici
delle organizzazioni a stampo mafioso cui AQIM fa ricorso
nel Sahel, dalla richiesta del ‘pizzo’ sul passaggio delle
merci, all’instaurazione di un sistema di ‘famiglie’ che
hanno il controllo sulle attività criminali), fino a quella
di ‘islamismo contrabbandiere’, con riferimento al mix di
ideologia salafita-jihadista e operazioni tipiche della
criminalità organizzata”. (Public Policy)
GAV




