di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Dice Matteo Renzi: “Mi sembra che ci sia una mancanza di regia molto simile al 2013”. Nel 2013 i partiti, non riuscendo a trovare un accordo, chiesero a Giorgio Napolitano il bis, un inedito per la storia repubblicana fino a quel momento.
Stando a quel che afferma il capo di Italia viva, insomma, potrebbe verificarsi nuovamente uno scenario napolitaniano, con il ritorno al Quirinale di Sergio Mattarella. Il quale, però, sembra avere un carattere diverso da quello di Napolitano. Sì, anche l’ex presidente della Repubblica disse fermamente no a un nuovo mandato, esattamente come Mattarella oggi, e alla fine si convinse per un secondo mandato. Mattarella però è noto per la sua caparbietà e coerenza. Forse se tutti – ma proprio tutti, nessuno escluso – i partiti politici gli chiedessero di tornare potrebbe cedere. Ancora però siamo lontani da questa traiettoria; vorrebbe dire, peraltro, il fallimento di giorni e giorni di trattative.
Per ora siamo sempre fermi a Mario Draghi che tratta direttamente con i leader e ai partiti che mettono veti sulle altre rispettive candidature. M5s e Lega si mettono d’accordo su Franco Frattini? Da altre parti si levano attacchi alle sue posizioni filorusse, proprio con una possibile invasione dell’Ucraina, con relativa guerra, alle porte. Il centrodestra propone Marcello Pera (uno dei nomi presentati nella rosa insieme a Letizia Moratti e Carlo Nordio)? Ma no, troppo di destra e “occidentalista”. Pierferdinando Casini? Non piace a Salvini.
E via così. Si capisce bene che grossi spazi per il dialogo, con questi scambi di scortesie, non ci sono. E qui si torna allo scenario descritto da Renzi, quello del 2013. Il rischio però è che venga eletto un nuovo capo dello Stato sgradito all’attuale presidente del Consiglio. A differenza degli scenari binari dei giorni scorsi – o l’attuale premier al Quirinale o un presidente della Repubblica in quota Draghi – c’è anche l’ipotesi che l’ex presidente della Bce lasci l’incarico, considerando esaurito il proprio ruolo. Questo Esecutivo, comunque, per come l’abbiamo conosciuto, è finito. Non può avere una prospettiva duratura, fino almeno al 2023, così com’è. Fosse anche soltanto una questione di ministri da cambiare.
Ma se Draghi va alla presidenza della Repubblica chi lo fa poi il capo del Governo? Da giorni gira lo spin di Elisabetta Belloni, direttrice del Dis. Qui però serve anche un po’ di serietà nel raccontare i fatti: si può immaginare uno scenario in cui il capo dello Stato è un ex presidente del Consiglio che passa da Palazzo Chigi al Colle senza soluzione di continuità e al suo posto ci va il capo dei servizi segreti?
@davidallegranti
(foto Daniela Sala / Public Policy)




