Intercettazioni, dalla pubblicazione ai trojan: il dl dopo l’ok del Senato

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di Sonia Ricci

ROMA (Public Policy) – Stretta sull’utilizzo dei nuovi trojan, ovvero i captatori informatici che possono essere installati da remoto su diversi dispositivi (come i cellulari, ad esempio), per registrare le attività dell’indagato. Il loro utilizzo dovrà essere “motivato” e “giustificato”. Arriva poi il divieto di pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche per gli ascolti irrilevanti e non noti all’indagato. Sono queste alcune delle norme introdotte al Senato nel decreto Intercettazioni.

Il dl, approvato giovedì da Palazzo Madama, ha riservato non poche sorprese durante il suo iter in commissione Giustizia. Tre i temi che hanno intasato i lavori: la riforma della prescrizione del ministro Alfonso Bonafede, tanto criticata da Italia viva, uso delle ‘prove’ registrate in altri processi rispetto a quello in cui soni state autorizzate e, infine, l’utilizzo delle intercettazioni (e dei nuovi captatori trojan) nei casi di detenzione di materiale pornografico su minorenni.

In tutti e tre i casi, ovvero per i tre emendamenti che contenevano le norme, ci sono volute ore di trattative per poter sbloccare l’impasse. Soprattutto per la prescrizione, sulla quale Italia viva si è divisa dalla maggioranza – come aveva già fatto alla Camera durante l’esame del dl Milleproroghe – votando con le opposizioni un emendamento di Forza Italia che sopprimeva del tutto le norme del ddl Spazzacorrotti. Poi è arrivato l’emendamento di Pietro Grasso di Leu, che chiedeva di allargare l’uso delle registrazioni in altri processi su cui Iv ha avanzato resistenze. Alla fine il relatore Mario Giarrusso ha depositato un suo emendamento, mentre tutta la maggioranza (inclusa Italia viva) ha presentato un ‘sub’ frutto dell’intesa raggiunta.

Infine, mercoledì pomeriggio, è spuntato il nodo legato alla proposta di modifica a firma Simone Pillon (Lega) sull’utilizzo delle intercettazioni classiche e dei trojan, i captatori informatici, nei casi di detenzione di materiale pedopornografico. Su quest’ultimo tema è salata l’intesa momentata raggiunta con il Carroccio e, alla fine, il testo è approdato un aula senza relatore.

Ma vediamo nel dettaglio tutte le novità:

PUBBLICAZIONE INTERCETTAZIONI IRRILEVANTI

Come in passato, arriva una stretta sulla pubblicazione sui giornali delle registrazioni telefoniche. Il decreto mette nero su bianche regole più chiare per la diffusione delle telefonate “irrilevanti”. Queste saranno coperte dal segreto istruttorio sempre, in ogni fase del processo penale. Mentre quelle giudicate rilevanti, ed utilizzate dal pm nel procedimento, potranno essere rese pubbliche ma solo dopo che l’indagato ne abbia conoscenza.

SU RILEVANZA DECIDONO PM E GIP

Ma chi deciderà questa rilevanza? Sarà il pubblico ministero a decidere, ma la conferma sarà data successivamente dal giudice per le indagini preliminari, il gip. La riforma Orlando, invece, affidava questo compito alla polizia giudiziaria.

SALVA PRIVACY

Il pubblico ministero avrà anche un altro compito, ossia verificare che nella trascrizione delle intercettazioni non siano riportate espressioni ‘sensibili’. Il salva privacy vale per tutte le intercettazioni, anche quelle irrilevanti.

‘NO’ A STOP RIFORMA PRESCRIZIONE

Come detto, in commissione Giustizia i senatori di Forza Italia, supportati da Italia viva, hanno provato (di nuovo) a fermare gli effetti della riforma Bonafede sui termini della prescrizione. Ma l’emendamento per bloccarla è stato bocciato per un pelo dalla maggioranza, ovvero Pd e M5s. Dunque, al momento, lo stop della prescrizione vale dopo la sentenza di condanna, sia se con assoluzione che condanna. Sul tema interverrà l’ultimo ddl del Governo sul processo penale, non ancora inviato alle Camere.

ENTRATA IN VIGORE 1° MARZO

Le nuove norme sulle intercettazioni, previste dalla riforma del 2017 quando il ministro era Andrea Orlando, poi modificate con il decreto Bonafede sull’anticorruzione, entreranno in vigore il prossimo 1′ marzo.

La legge dell’ex ministro Pd, tra le altre cose, prevedeva il reato di diffusione di riprese e registrazioni fraudolente, per punire con la reclusione fino a 4 anni chiunque, partecipando a incontri o conversazioni private con la persona offesa, ne registra il contenuto all’insaputa dell’interlocutore (microfoni o telecamere nascoste), per diffonderlo allo scopo di recare un danno all’altrui reputazione; la tutela della riservatezza delle comunicazioni dei difensori nei colloqui con l’assistito, vietando la trascrizione, anche sommaria, di queste comunicazioni (norma modificata da Bonafede); e interveniva sulla riservatezza delle comunicazioni non rilevanti, ovvero contenenti dati sensibili prevedendo che, quando l’ufficiale di polizia giudiziaria che procede all’intercettazione ascolta una comunicazione di questa natura, non la trascriva, neanche sommariamente.

ARCHIVI

Mentre le norme sugli archivi dove verranno depositati gli ascolti irrilevanti, compresi i brogliacci, entreranno in vigore dopo due mesi dall’ok del decreto, quindi a inizio maggio. (Public Policy)

@ricci_sonia