(Public Policy) – Roma, 4 feb – Dopo tante attese i montiani
hanno presentato la loro agenda sul lavoro, sabato a Milano.
Sette pagine, fitte di proposte, per “completare e
perfezionare il disegno avviato, in situazione di estrema
emergenza, con la riforma pensionistica del dicembre 2011 e
con quella del mercato del lavoro del luglio 2012”.
IL CONTRATTO PREVALENTE
Si parte dal rendere più flessibile e meno costoso il
contratto a tempo indeterminato riducendo il cuneo fiscale e
contributivo. A ciò si aggiungono delle “Linee guida per la
contrattazione collettiva aziendale”, per superare il
“dualismo nel mercato del lavoro” e dare risposte adeguate,
“alle esigenze di flessibilità delle imprese e dei processi
produttivi”.
Pensa ai giovani (a cui dedica un intero capitolo)
attualmente sotto inquadrati e sottopagati l’agenda quando
parla di “maggiori tutele sostanziali” che passeranno per la
riorganizzazione dei servizi per l’impiego, gli ex uffici di
collocamento ora Centri per l’impiego.
Non c’è il riferimento a un contratto unico (la proposta
più volte sostenuta in questi anni dal senatore ex Pd ed ora
esponente di punta della Lista Monti, Pietro Ichino) ma di
un contratto a tempo indeterminato prevalente, ma più
flessibile. “Il nostro tessuto produttivo non può certo fare
a meno dei contratti a termine o delle vecchie e nuove forme
di collaborazione autonoma e continuativa” si legge
nell’Agenda, “purché però non nascondano un rapporto di
lavoro subordinato”. Un esempio di buona flessibilità citato
è lo staff leasing.
L’ARTICOLO 8
L’agenda propone di “orientare” attraverso delle linee
guida l’articolo 8 introdotto dall’ex ministro del lavoro
Maurizio Sacconi con la legge finanziaria del 2011.
L’articolo 8, criticato aspramente più volte dalla Cgil,
prevede di derogare alle norme nazionali in materia di
lavoro (ma non alla Costituzione o alle norme
internazionali). Gli obiettivi indicati dall’articolo sono
una maggiore occupazione, l’incremento di competitività e
salario.
Bisogna, per la Lista Monti,
rilanciare la contrattazione in deroga “che in Italia
significa restituire alla contrattazione collettiva il ruolo
che nell’ultimo mezzo secolo le è stato tolto da una
legislazione statuale troppo intrusiva”.
UN NUOVO WELFARE
“A tutte le tipologie contrattuali dovranno essere
riconosciuti diritti sociali e previdenziali il più
possibile uniformi. Diritti che dovranno diventare
tendenzialmente universali”. È il “welfare to work” (il
welfare per il lavoro) questa l’abbreviazione scelta per
descrivere una situazione in cui la spesa pubblica a scopo
di assistenza sociale viene riequilibrata a favore della
disoccupazione, della formazione, del sostegno al reddito e
alle nuove povertà, a discapito dei più tradizionali rischi
(come vecchiaia e superstiti). Non c’è riferimento a un
reddito di cittadinanza, cioè a un sussidio di
disoccupazione universale.
Un altro punto importante è la previdenza complementare per
cui si prevede parte delle tasse attualmente obbligatorie
versate a fondi contributi pubblici: “Si tratta di
consentire a un lavoratore, in particolare se giovane e non
dipendente, di finanziare volontariamente una forma di
previdenza complementare con una parte della sua
contribuzione obbligatoria”.
NORME SUL LAVORO PIÙ SEMPLICI
Qui, invece la proposta di Ichino di un diritto del lavoro
semplificato è accolta. La proposta è creare un codice,
integrato nel codice civile e composto da 60 articoli,
“leggibile e comprensibile direttamente da milioni di
persone e traducibile in inglese”.
GLI ERRORI DELLA LEGGE FORNERO
C’è spazio anche per elencare ciò che si deve modificare
della legge del lavoro della ministra Elsa Fornero. Bisogna,
rendere più efficaci le norme sulla flessibilità, potenziare
le politiche attive (ricerca del lavoro e ricollocamento) e
calibrarle sull’esigenza delle aziende, rivedere
l’incremento graduale dell’aliquota contributiva al 33% per
coloro che sono iscritti alla gestione separata dell’Inps e
che sono collaboratori, partite Iva o professionisti privi
di un ordine, “una misura rivelatasi insostenibile” si
ammette.
PER LE DONNE PIÙ SERVIZI
“Una grande azione positiva” a favore dell’occupazione
femminile per realizzare gli obiettivi di Lisbona del 2000
sui quali l’Italia è in “gravissiomo ritardo”, si legge nel
documento presentato dalla coalizione guidata dal premier
uscente Mario Monti: c’è da innalzare il livello di
occupazione delle italiane dall’attuale 46% al 60%,
obiettivo i cui tempi sono già scaduti, perché era da
realizzare entro il 2010.
Lo strumento economico per questa azione positiva è la
detassazione selettiva dei redditi (su modello delle
proposte dei senatori Germontani n.324 /2008 e Morando
2102/2010). Poi ci sono l’obiettivo asili nido, attraverso
un piano straordinario per la loro realizzazione (da
finanziare in modo strutturale, con la legge di stabilità e
non una tantum) e un altro piano per l’assistenza
qualificata delle persone non autosufficienti. Per gli asili
nido si prevede la creazione di “fondi bilaterali per far
fronte al pagamento delle rette degli asili nido”.
Altro punto, a favore dell’occupazione giovanile per i
montiani, è ampliare il congedo parentale obbligatorio per i
padri (attualmente è di un giorno, introdotto per la prima
volta dalla riforma del mercato del lavoro di Fornero). La
misura verrebbe finanziata con contributi versati per
l’assegno ai nuclei famigliari che attualmente vengono
utilizzati dall’Inps per altro e la cui gestione è in
attivo.
Si propone, inoltre, di accorpare gli straordinari con i
congedi di maternità e paternità, “facendo rientrare queste
misure negli accordi di produttività e riconoscendo le
agevolazioni fiscali e contributive stanziate”. C’è poi la
proposta dello sviluppo del welfare aziendale, per le Pmi
attraverso gli enti bilaterali.
I voucher introdotti dalla legge Fornero oggi destinati a
conciliazione e servizi possono essere finanziati usando le
risorse del Fondo sociale europeo.
PER I GIOVANI PUNTARE SUL CAPITALE UMANO
Anche per i giovani si prevede un Piano straordinario per
l’occupazione, attuando i programmi europei “Opportunità per
i giovani” e “Youth guarantee”. A un giovane che finisce gli
studi, entro quattro mesi deve essergli offerto: un servizio
di orientamento e una opportunità di apprendistato o lavoro,
particolarmente indirizzata a quei lavori che oggi rimangono
scoperti. In aggiunta, dove possibile “assistenza per
attività di impresa”.
Le risorse l’Agenda prevede
di prenderle dalla riduzione delle tasse sul lavoro
dipendente per coloro che hanno meno di 30 anni, attivare il
reclutamento di formatori (promotori di opportunità) da
inserire in centri per l’impiego, scuola e università. Si
propone di sostenere il contratto di apprendistato “come
normale canale di assunzione dei giovani”, usare le banche
dati come Almalaurea con i cv dei laureati e utilizzare
meglio “le rilevanti risorse di cui dispongono le regioni
per la formazione professionale”.
Si vuole creare una “cellula giovani” alla rappresentanza
italiana permanente presso la Commissione europea con
esperti di lavoro e welfare in grado di inserirsi nel
dibattito sulla politica comunitaria.
Da ultimo, bisogna aumentare le coperture assicurative e
una “rimodulazione” del peso della flessibilità tra giovani
e anziani. Per far ciò sarebbe anche utile, creare
un’agenzia nazionale per il lavoro che unisca servizi
pubblici e privati sui sussidi e le politiche e che concordi
programmi e obiettivi con le regioni, ciascuna con una
propria agenzia regionale che accorpi le reti dei centri
pubblici per l’impiego e la gestione amministrativa degli
ammortizzatori.
PER GLI OVER 50 STOP AL PREPENSIONAMENTO
“Non solo è falso che per dare lavoro ai giovani sia
necessario prepensionare gli anziani ma è vero esattamente
il contrario: i Paesi con tasso di occupazione degli anziani
più alto sono anche quelli con tasso di occupazione
giovanile più alto”. Con questa introduzione che vuole
sfatare l’assunto più volte sostenuto nel corso degli ultimi
mesi dalle forze politiche, si introduce il capitolo sugli
over 50.
Anche qui si tratta di alzare il tasso di occupazione di
coloro che hanno più di 50 ani, che in Italia come per i
giovani e per le donne è bassa: solo un terzo lavora
(percentuale vicina a quella dei giovani).
Anche qui entrano in gioco gli sgravi contributivi e
fiscali sul lavoro, possibilità di combinare part-time e
mezza pensione nella fascia 62-67 anni. Per coloro in attesa
della pensione e che vengono licenziati, si vuole usare
l’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego; Ndr) invece del
prepensionamento.
RIPARTIAMO DAL 28 GIUGNO 2011
Si parte dall’applicare i criteri dell’accordo
interconfederale del 28 giugno 2011, “in modo che sia
possibile in ogni caso individuare il sindacato o la
coalizione sindacale che raccoglie la maggioranza dei
consensi, al livello aziendale fino a quello nazionale.
Secondo gli stessi criteri devono essere stabiliti
rapporti tra maggioranza e minoranza sindacale in azienda”.
È una richiesta, quella di applicare l’accordo del 28
giugno, che arriva anche dalla Cgil.
Quindi, il passaggio successivo dell’Agenda è il potere per
il sindacato o la coalizione maggioritaria di stipulare
contratti collettivi con efficacia generale, consentendo il
decentramento della contrattazione collettiva come forma
principale di negoziato come è nell’accordo sulla
produttività firmato da Cisl, Uil, Ugl a novembre scorso.
Il contratto collettivo nazionale resta la disciplina di
tutta la categoria, di default. Mentre la negoziazione dei
salari a livello aziendale deve diventare più importante
rispetto a quella collettiva. Inoltre, si vuole rendere
strutturale le agevolazioni fiscali e contributive sul
salario di produttività. Il capitoletto termina con
l’applicazione della delega contenuta nella legge Fornero
sulla partecipazione dei lavoratori in azienda.
IL NUOVO RUOLO DELLA CONCERTAZIONE
L’Agenda, forse dopo l’esperienza di una comunicazione
difficile dell’attuale governo con la Cgil e un accordo
sulla produttività non firmato sempre dalla Cgil, chiarisce
cos’è la concertazione tra governo e sindacati.
A condizione, “che tutte le parti condividano almeno una
visione comune circa gli obiettivi da raggiungere e i
vincoli da rispettare, altrimenti il vincolo di
concertazione si trasforma in potere di veto, attribuito
oltretutto a soggetti che non rappresentano per intero le
rispettive categorie”. Per i montiani serve anche una
rappresentanza più articolata delle categorie ai tavoli di
concertazione.
SICUREZZA: PREMIARE LE AZIENDE VIRTUOSE
La norma avanzata in materia di sicurezza c’è già per
l’Agenda, il Testo unico del 2008, poi modificato insieme
alle parti sociali nel 2009. Bisogna introdurre dei premi,
sempre sotto forma di sgravi fiscali e contributivi alle
aziende che riescono a contenere il numero degli infortuni e
che fanno investimenti sulla sicurezza.
RIVOLUZIONE PA
“Occorre una rivoluzione
nella Pubblica amministrazione, la campagna contro i
fannulloni è stata sbagliata ma serve la valutazione dei
risultati pubblici”. Pietro Ichino, ex senatore Pd e ora
candidato nella lista Monti, corre sempre per il Senato. In
diretta al Corriere accenna quali saranno i punti di
riferimento di una riforma del lavoro pubblico.
Ma quali sono le proposte sulla Pubblica amministrazione
della coalizione guidata da Mario Monti? Sono contenute
nell’Agenda sul lavoro presentata sabato.
La proposta prevede l’introduzione di “meccanismi effettivi
per misurare, valutare e incentivare il funzionamento delle
strutture”. Saranno i cittadini/utenti oltre che gli
osservatori qualificati (stampa specializzata, associazioni,
ricercatori universitari elenca la proposta) a valutare i
servizi erogati. L’obiettivo è la riduzione dei passaggi
burocratici.
Ai dirigenti, continua l’Agenda, vanno dati “adeguati spazi
di autonomia e di operatività, deve essere ingaggiato (il
dirigente; Ndr) sulla base dell’impegno a raggiungere
obiettivi precisi, specifici, misurabili e controllabili”.
Per i montiani va usato lo strumento del benchmarking cioè
la misurazione delle strutture. In caso di fallimento da
parte del dirigente, deve essere revocato l’incarico
dirigenziale, così come in caso di performance migliori,
premiati i risultati con aumenti retributivi (che saranno
bloccati in caso di incapacità di avvicinarsi alla media).
Si prevede anche l’entrata dei privati nella Pa con
l’esternalizzazione di quei servizi che “possono essere più
efficaci ed efficienti se gestiti in regime privatistico,
fermo restando il ruolo della Pa nella definizione degli
standard”.
TRASPARENZA TOTALE
Un elemento che si introduce è quello della trasparenza,
con l’adozione di un Freedom of information act su modello
inglese e americano che rende “immediatamente accessibili in
rete tutti i dati inerenti al funzionamento delle
amministrazioni e degli obiettivi assegnati a ciascun
dirigente”. L’effetto prodotto da una tale trasparenza sarà
“il fiato dell’opinione pubblica sul collo” dei dirigenti
pubblici e la vigilanza “contro l’ingerenza indebita dei
politici nella gestione”. (Public Policy)
LAP