ROMA (Public Policy) – È quasi un anno che le commissioni Affari costituzionali e Lavoro del Senato hanno costituito un comitato ristretto per cercare di formulare una sintesi dei 3 disegni di legge (rispettivamente a prima firma Sacconi, Ichino e Di Biagio) in materia di diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Eppure, nonostante sia stato avviato un ciclo di audizioni (l’ultima delle quali effettuata a fine gennaio), di un testo unico ancora non c’è traccia.
L’iter dei ddl venne avviato all’indomani della polemica che riguardò – lo scorso settembre – la chiusura del Colosseo a causa di una assemblea sindacale. Dopo quell’episodio il governo varò un decreto, poi convertito a inizio novembre, per consentire l’applicazione della normativa in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali anche in relazione all’attività di apertura al pubblico di musei e altri istituti e luoghi della cultura che, dunque, dovrà essere in ogni caso garantita.
I 3 ddl fermi nelle due commissioni del Senato puntano invece ad una revisione organica della disciplina sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Le tre proposte contengono, in sintesi, norme sul rafforzamento dei poteri della commissione di garanzia dell’attuazione della legge di regolamentazione del diritto di sciopero nell’ambito dei servizi pubblici essenziali (Cgsse), l’istituzione di un registro digitale degli scioperi nazionali, l’istituzione della commissione per le relazioni di lavoro e referendum ‘legittimante’. Ecco cosa prevedono nel dettaglio le tre proposte di legge.(Public Policy)
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