ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Chi ben comincia è a metà dell’opera, ma se non prosegue resta fermo a metà. Martedì scorso a Palazzo Chigi si è tenuta la prima riunione della “task force” voluta da Matteo Renzi per coordinare il semestre europeo di presidenza italiana che parte a luglio.
La struttura, composta dai sottosegretari Delrio e Gozi e dal personale diplomatico del governo e della Farnesina, ha l’obiettivo di promuovere pochi eventi di sicuro effetto, tra cui il vertice europeo di luglio sulla disoccupazione, l’unico ad oggi confermato. In realtà, le deleghe non sono state ancora ufficializzate ed è da verificare quanto il gruppo di lavoro potrà e saprà muoversi sul complicato terreno della diplomazia europea. Inoltre, la nascita di quella struttura ad hoc era stata già presentata da Letta, senza però entrare mai in funzione. A meno di 90 giorni dall’inizio del semestre italiano non è certo di buon auspicio l’ennesimo precedente di una istituzione prima creata e poi inutilizzata.
Un altro annuncio a cui non è stato ancora dato seguito è quello per cui si vorrebbe rendere l’Italia un luogo appetibile per i capitali stranieri. Proprio in un momento in cui, per una serie di congiunture economiche internazionali, un’immensa liquidità sta inondando il Belpaese – basti per tutti gli acquisti di quote importante di tutte le principali banche italiane da parte del fondo Blackrock – è preoccupante che non siano ancora state formalizzate le deleghe al ministero dello Sviluppo Economico per l’attrazione degli investimenti esteri, di modo che il dicastero, e in particolare la struttura del viceministro Calenda, possa da subito iniziare a svolgere un efficace ruolo di coordinamento e indirizzo in materia.
Di certo non consola che, all’interno del ddl enti locali, il Senato la scorsa settimana abbia concretamente approvato la proroga del Comitato privatizzazioni del Governo al 2018. Un comitato che esiste dal 1993 senza che nessuno ne abbia mai potuto apprezzare i risultati. Se tanto ci da tantoà Prima di Renzi avevano provato a dare una scossa ad un sistema normativo e procedurale anchilosato, anche Mario Monti ed Enrico Letta, seppur con forme e modalità diverse. A ben vedere, però, la percentuale di attuazione delle riforme lanciate dai loro governi è ancora ampiamente al di sotto del 50%, visto che senza i relativi decreti ministeriali attuativi molti provvedimenti restano lettera morta e, purtroppo, l’esperienza ci insegna che in questi casi l’attesa può protrarsi per anni.
Una buona gestione del semestre europeo di presidenza, come un efficace sfruttamento dei capitali esteri che arrivano in Italia, sono solo alcune fra le tante cose che, fra un’affabulazione e una slide, sarebbe necessario che il governo riesca a portare a casa. Perché se è vero che la politica è anche comunicazione, la comunicazione, senza i fatti concreti, non fa una buona politica. (Public Policy)
@ecisnetto