ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – More solito. Nella profonda crisi economica in cui siamo impantanati, i fondi europei potrebbero essere un immenso patrimonio utilizzabile per progetti di crescita, sviluppo e coesione territoriale ma, purtroppo, ancora non siamo stati in grado si produrre un progetto credibile che permetta di accedere nel miglior modo possibile ai 31,7 miliardi di euro finanziati entro il 2020 dall’Ue, a cui se ne aggiungono altrettanti in base agli obbligatori cofinanziamenti nazionali.
A ben vedere poi, i precedenti non sono certo incoraggianti, visto che il settennio 2007-2013 si è chiuso con 30 miliardi non spesi e una lunga sequenza di ritardi, errori e truffe. Dopo il disastro precedente, con una reazione propositiva e anche un po’ frenetica, nell’autunno scorso l’ex ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia, aveva concluso il lavoro iniziato dal predecessore Fabrizio Barca, realizzando uno schema generale sui fondi europei. Il progetto veniva però sostanzialmente bocciato in 351 osservazioni dalla Commissione europea, la quale spiegava come “il documento fosse lontano dal livello di maturità richiesto e non si concentrasse realmente sulle priorità fondamentali”.
Dopo essere stati “avvisati e mezzo salvati” da Bruxelles, il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio – che con l’eliminazione del ministero della Coesione territoriale ha preso in carico la gestione della vicenda – ha dichiarato egli stesso una gestione troppo frazionata, priva di visione complessiva, la necessita di asciugare il più possibile azioni e obiettivi perché – ha spiegato – “ci sono ancora 22 miliardi di euro da spendere e, se non si mettono in campo azioni decise il pericolo è che il disimpegno dei fondi europei già stanziati sia superiore ai 5 miliardi di euro”.
Presa di coscienza? Cambio di rotta? Niente di tutto questo, purtroppo. Lo stesso Delrio ieri in audizione alla Camera ha sostenuto infatti di voler “confermare, pur recependo le osservazioni della Commissione, l’impianto complessivo di Trigilia, che ha una sua validità e solidità”. Nemmeno 24 ore e la commissione Bilancio al Senato ha raccomandato al governo una “rielaborazione complessiva” dello schema per il periodo 2014-2020, invitando anche l’esecutivo a trasmettere il documento alle Camera prima della presentazione ufficiale alla Commissione europea, prevista per il 22 aprile, e cioè a brevissimo giro di posta.
È vero che, in teoria, non si possono utilizzare i fondi europei per tagliare le tasse, ma un loro pieno utilizzo crea lavoro, riduce le spese per gli ammortizzatori sociali, spinge i consumi, aumenta il Pil e, di conseguenza, le entrate fiscali. Ecco che, fra chi dice una cosa e chi un’altra, il tempo passa e cresce il rischio che gli errori del precedente settennio diventino un diabolico perseverare in quello attuale. (Public Policy)
@ecisnetto