Il futuro del patrimonio audiovisivo europeo

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di Loreto Corredoira*

ROMA (Public Policy) – L’avvento delle piattaforme di streaming ha riconfigurato in maniera drastica il panorama audiovisivo globale, e l’Europa non fa eccezione. Questo fenomeno digitale, generato da servizi come Netflix, HBO e Amazon Prime negli Stati Uniti, o da Filmin, Movistar+ e AtresPlayer in Spagna, ha scatenato una profonda trasformazione che, sebbene offra immense opportunità per la diffusione culturale e l’innovazione, solleva anche sfide complesse che richiedono un quadro giuridico adeguato e un’ampia cooperazione interstatale. In questo contesto, progetti come la cattedra Jean Monnet “Patrimonio audiovisivo europeo” dell’Università Complutense di Madrid hanno aperto una linea di ricerca e di dibattito, e risultano essenziali per tracciare la strada verso un futuro in cui la ricchezza audiovisiva europea, oltre a sopravvivere, prosperi nel Mercato unico digitale (DSM).

La trasformazione digitale dell’accesso alle opere audiovisive è innegabile. Le piattaforme VOD (video on demand) e di streaming sono considerate un’occasione fondamentale per la diffusione e la competitività internazionale della cultura europea e dei valori democratici, rendendo accessibile una vasta quantità di film e serie televisive europee e generando anche nuove carriere professionali nel mercato. Ciononostante, il rovescio della medaglia è la necessità imperativa di fare maggiori sforzi nelle politiche nazionali ed europee per la conservazione e la salvaguardia del patrimonio audiovisivo, che include il cinema, la televisione, la radio, le registrazioni e le fotografie. Nel contesto della Cattedra Modern Times analizziamo in particolare le trasformazioni riguardanti l’accesso a tale patrimonio, con speciale attenzione a quelle che facilitano l’accesso alle opere. In questo senso, cerchiamo di favorire una rivalutazione critica dei documenti culturali europei e degli obiettivi dell’Unione Europea in materia, in linea con il principio di “Unità nella Diversità”.

VERSO UN QUADRO GIURIDICO ADEGUATO

Il boom dello streaming ha dato origine a profondi cambiamenti nel quadro giuridico relativo ai progetti e ai programmi audiovisivi in Europa. Il fulcro di tale quadro è la Direttiva sui servizi di comunicazione audiovisiva, meglio conosciuta con la sigla inglese AVMSD (Audiovisual Media Services Directive). Questa direttiva è fondamentale non solo per le televisioni europee e le case di produzione cinematografica, ma anche, e soprattutto, per le piattaforme straniere che offrono opere audiovisive in Europa, come Netflix, HBO e Amazon Prime, soggette a questa normativa. Il suo scopo è coordinare le disposizioni legislative degli Stati membri relative alla fornitura di servizi di comunicazione audiovisiva, in particolare obbligandoli, tra l’altro, ad avere almeno il 30% di opere europee nel loro catalogo. In Spagna è stata recepita attraverso la riforma della legge sulla comunicazione audiovisiva del 2022.

Ma l’AVMSD non agisce da sola. Il quadro giuridico europeo è stato arricchito da altre normative basilari per l’ecosistema digitale. Il Regolamento (Ue) 2017/1128 affronta la portabilità transfrontaliera dei servizi di contenuti online nel mercato interno, agevolando l’accesso degli utenti ai propri abbonamenti quando viaggiano nell’Ue, circostanza che il settore delle piattaforme desidererebbe ostacolare. La Direttiva (Ue) 2019/770 si concentra sui contratti di fornitura di contenuti e servizi digitali, gettando le basi per una maggiore protezione dei consumatori nell’ambito delle applicazioni e dei servizi di telefonia, ma non solo. A ciò si aggiunge la Direttiva sul copyright del 2019 (Direttiva 2019/790), essenziale per il diritto d’autore nel mercato unico digitale, sebbene controversa nel dibattito parlamentare in ragione dell’obbligo di filtraggio dei contenuti su siti come YouTube o Vimeo (ad esempio, per quanto riguarda l’uso di musica in analisi o in clip degli utenti). Infine, la Direttiva 2014/26/Ue disciplina la gestione collettiva dei diritti d’autore e la concessione di licenze multiterritoriali per la musica online, fondamentale per la gestione dei diritti dei musicisti e delle case discografiche.

Questo repertorio legislativo è essenziale perché obbliga tutti gli operatori audiovisivi ad agire secondo un insieme di regole armonizzate in tutta l’Unione europea. Resta da dire che in Spagna è ancora in sospeso l’aggiornamento della legge 55/2007 sul cinema, promesso in due occasioni durante i mandati del presidente Pedro Sánchez. In particolare, il settore del patrimonio culturale ha chiesto al Governo d’incorporare nella futura nuova legge maggiori poteri e un budget più consistente per la Filmoteca Española, e affinché ciò sia possibile è importante che venga dichiarata “Bene d’ Interesse Culturale”, visto il ruolo che svolge nella conservazione e nella salvaguardia del patrimonio audiovisivo spagnolo.   

COOPERAZIONE INTERSTATALE: PROGRESSI E OSTACOLI

Il fatto che Internet e i contenuti digitali siano, per loro natura, senza frontiere rende del tutto essenziale la cooperazione interstatale. Gli sforzi individuali degli Stati membri sono insufficienti per fare fronte a un fenomeno così transnazionale come lo streaming. Con direttive come l’AVMSD, la politica audiovisiva europea mira proprio a questo coordinamento attraverso la creazione di un terreno comune per tutti gli attori del mercato. La cattedra Jean Monnet sottolinea l’importanza di questo approccio promuovendo “nuove finestre” per i contenuti audiovisivi dell’Ue. Mi riferisco nello specifico alle coproduzioni con l’America Latina; la finalità non è solo proteggere il cinema, la cultura e le lingue europee, ma anche le loro industrie di produzione al di fuori dell’Unione. Questo, per definizione, richiede sia una visione che un’azione congiunte.

Tuttavia, nel percorso verso una cooperazione fluida ed efficace non mancano gli ostacoli:

  1. Complessità dell’ecosistema digitale: la rapidità con cui evolve il mercato digitale rende difficile la creazione e l’applicazione di leggi che stiano al passo con le nuove tecnologie e i nuovi modelli commerciali.
  2. Trasposizione nazionale eterogenea: sebbene le direttive stabiliscano un quadro comune, la loro incorporazione nelle legislazioni nazionali può variare in termini di tempi e modalità.
  3. Sfide tecniche e logistiche: aspetti quali il filtraggio dei contenuti richiesto dalla Direttiva sul copyright pongono sfide tecniche notevoli per le piattaforme.
  4. Conservazione e accesso al patrimonio: la vasta quantità di patrimonio audiovisivo europeo richiede sforzi coordinati per la sua conservazione e digitalizzazione, come pure per la gestione delle questioni legali relative all’accesso e alla sua diffusione. Trovare un equilibrio tra il libero accesso per le generazioni future e la gestione efficiente dei diritti d’autore è una sfida permanente.

Nonostante questi ostacoli, i progressi sono evidenti e significativi:

  1. Impegno legislativo europeo: L’esistenza dell’AVMSD, del Regolamento sulla portabilità transfrontaliera e delle Direttive sul copyright e sui contenuti digitali dimostra una chiara volontà politica dell’Ue di regolare e adeguare il proprio mercato audiovisivo all’era digitale.
  2. Iniziative accademiche e di ricerca: la Cattedra Jean Monnet sta preparando i futuri professionisti in settori con una crescente richiesta di lavoro attraverso i suoi programmi d’ insegnamento, ricerca e diffusione, come il Master in Patrimonio Audiovisivo: Storia, Recupero e Gestione dell’Università Complutense di Madrid.  Allo stesso modo, il consorzio REBOOT del Programma Horizon, al quale collaboro insieme a Fernando Ramos Arenas, porta avanti ricerche sulla competitività del cinema europeo, che deve essere rafforzata di fronte al dominio del cinema nordamericano in Europa.
  1. Diffusione e sensibilizzazione: La cattedra ha prodotto un elevato numero di pubblicazioni, tesi di dottorato e di master incentrati su questi argomenti. La creazione di canali YouTube dedicati alla storia orale della televisione e al patrimonio audiovisivo, insieme a piattaforme web e seminari, contribuisce all’alfabetizzazione digitale e alla sensibilizzazione sulla rilevanza della gestione del patrimonio e dei diritti. Tutte le risorse sono disponibili gratuitamente sul sito web della cattedra, che abbiamo chiamato Modern Times, in omaggio a Charles Chaplin.

In poche parole, e per concludere, il mercato audiovisivo europeo si trova a un bivio entusiasmante. L’espansione delle piattaforme di streaming rappresenta un’opportunità senza precedenti per la divulgazione e la rivitalizzazione della cultura europea, ma solo se accompagnata da un quadro giuridico solido e flessibile e da una cooperazione interstatale irriducibile. Le sfide sono complesse, dall’armonizzazione delle leggi alla conservazione del patrimonio digitale, ma i progressi compiuti dimostrano il fermo impegno dell’Europa nella costruzione di un futuro digitale intelligente, inclusivo e rispettoso della sua ricca diversità audiovisiva. (Public Policy)

@loretoc

* Professoressa accreditata di Diritto dell’informazione (Dipartimento di Diritto costituzionale). Università Complutense di Madrid. Attualmente è titolare di una nuova cattedra europea su Disordini informativi e Diritto all’informazione, denominata Decoding-i-disorders (2025-2028).

** questo articolo è stato pubblicato originariamente su Letras Libres, nell’ambito di Conversaciones Globales, un progetto sostenuto dalla Open Society Foundations (OSF).