di David Allegranti
ROMA (Public Policy / Policy Europe) – Non di solo gas vive l’uomo europeo. Anche di semiconduttori. Lo sa bene l’Ue, che a febbraio ha approvato il Chips Act, che nelle intenzioni annunciate dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vuole “raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030”. Per farlo, saranno mobilitati 43 miliardi di euro di investimenti. La scarsità della produzione di semiconduttori preoccupa anche Mario Draghi, che alla vigilia del Consiglio europeo, ne ha parlato nelle sue comunicazioni al Parlamento. “Il rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle aree industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione e ricerca scientifica e tecnologica. Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa”, ha detto Draghi. “Un recente studio del Fondo monetario internazionale ha stimato che l’anno scorso le strozzature nelle catene del valore sono costate all’area euro circa il 2% di prodotto interno lordo. La carenza di semiconduttori – essenziali per molte industrie strategiche come i mezzi di trasporto, i macchinari industriali, la difesa – è stata particolarmente dannosa”.
L’ambizione europea, ha spiegato il presidente del Consiglio, “è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni”. Il Chips Act della Commissione europea per Draghi costituisce un importante passo in avanti per raggiungere questi obiettivi. “Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, e sviluppare e rafforzare una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un’effettiva autonomia nella produzione e packaging dei microchip. Dobbiamo accelerare la realizzazione del secondo importante Progetto di comune interesse europeo nella microelettronica. A livello nazionale, il Governo ha approvato a inizio mese la creazione di un fondo da oltre 4 miliardi per sviluppare l’industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative. Dobbiamo rimanere aperti anche agli investimenti esteri, ma con un approccio coordinato fra Stati membri e norme che favoriscano le ricadute positive per l’intera industria europea”.
Anche perché le ricadute negative, per ora, rischiano di essere parecchie a causa del conflitto in Ucraina, Paese esportatore di neon, che serve a produrre i laser con cui si realizzano i microchip. Il Governo è al lavoro e a occuparsene è il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Nelle prossime settimane il ministro andrà in Israele, dove si incontrerà con i capi di Tower Semiconductor, che a febbraio è stata acquistata da Intel per 5,4 miliardi dollari. La società statunitense ha annunciato investimenti in Europa per 80 miliardi di euro in dieci anni. Per l’Italia si parla di 4,5 miliardi di investimenti ma niente è ancora ufficialmente deciso. Giorgetti, che viene descritto come insoddisfatto dal piano Intel per l’Europa, seguirà il dossier. (Public Policy / Policy Europe)
@davidallegranti