di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – “Dal 1948 ad oggi, il Parlamento aveva istituito trentadue Giornate nazionali. Solo in questa legislatura, quindi negli ultimi tre anni, ne abbiamo approvate dieci e arriveremo alla fine della legislatura probabilmente a dodici. Colleghi, vi informo che con questo ritmo finiremo presto la disponibilità dei giorni del calendario. Propongo di istituire le mezze giornate, perché così avremo più spazio nel tempo”.
Parole e musica di Marco Lombardo, senatore di Azione, durante le dichiarazioni di voto – in aula, martedì scorso – sull’ennesimo ddl per istituire una Giornata nazionale (questa volta era il turno del contrasto al bodyshaming). Proprio nelle ore in cui qualcosina navigava nelle acque internazionali (e poi in quelle palestinesi) a ridosso di Gaza, qualcos’altro svolazzava nei cieli dell’Est Europa e altro ancora succedeva nei pressi del ministero dell’Economia italiano (l’approvazione del Documento di finanza pubblica: in soldoni, la cornice della Manovra finanziaria), la Camera alta del nostro glorioso Parlamento questo faceva: contrastava il bodyshaming attraverso l’istituzione di una Giornata nazionale contro il bodyshaming.
Tutto assolutamente legale, tutto assolutamente italiano. Per l’elenco integrale delle tante meravigliose Giornate nazionali istituite in questi ultimi anni, vi rimando al discorso dello stesso senatore. Sempre con lui chiuderemo, oggi, questa resocóntata: “Non posso rassegnarmi all’idea che il Parlamento e quest’aula vengano trasformati o in luoghi di ratifica delle iniziative legislative del Governo o in un ufficio di cancelleria o di cerimoniale del calendario. Penso che anche che chi lavora in quest’aula meriti rispetto e dignità, per cui non parteciperò al voto”. (Public Policy)