di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – No, oggi non vi parlerò del ministro della Cultura del Governo Meloni che su X consiglia come #librodelgiorno “La versione di Giorgia”, ovvero l’agiografia – firmata Alessandro Sallusti – della stessa Giorgia Meloni.
Non vi parlerò neppure di Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, che nel giorno in cui il Parlamento vota all’unanimità l’ennesimo ddl contro la violenza di genere, ci tiene a sottolineare “no, noi non siamo per le lezioni di educazione ‘a cose strane’ (sic) fatte dalle drag queen nelle scuole“. O la sua collega di centrodestra, Micaela Biancofiore, che chiude così il suo intervento sul medesimo tema: “Uscite dalla solidarietà pelosa, amici uomini, ed entrate nella lotta: né sopra né sotto di noi, ma al fianco, come all’origine del mondo, la donna costola dell’uomo, per chi crede“.
E neppure vi darò la soddisfazione di approfondire le parole in aula alla Camera di Riccardo Ricciardi (M5s) nei confronti dei colleghi FdI (“Io so che nel partito della presidente Meloni molti sarebbero contenti se noi vi chiamassimo fascisti, ma voi non siete fascisti, voi siete incapaci“). E Stefano Patuanelli (M5s) lo avete sentito l’altro giorno in aula al Senato, dopo l’ennesima fiducia posta dal Governo? “Ho deciso che a ogni fiducia anch’io leggerò una formula di rito: il Parlamento è mortificato e l’opposizione non può dire la sua: una deriva davvero preoccupante per la nostra democrazia. Firmato Giorgia Meloni, 21 settembre 2021″. Sì? E allora non parleremo neppure di lui.
Ebbene, lo avrete capito, oggi non parleremo di nulla. Fermeremo il treno delle parole e scenderemo, a testa alta e senza vergogna, come dei ministri qualsiasi. (Public Policy)
@VillaTelesio