Siamo ostaggio di una classe dirigente non all’altezza?

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Noialtri cioraniani siamo al culmine della disperazione. Non soltanto per condizione naturale, esistenziale, ma in virtù di questa campagna elettorale balneare. Al che viene da domandarsi: ma non è che siamo nel giusto noi e semplicemente siamo ostaggio di una classe dirigente non all’altezza dei compiti? Una classe dirigente che si butta sui meme, per dire. In queste ore c’è Enrico Letta alle prese con le card polarizzanti diventate presto una parodia, ma fra le varie cose che insegna la lettura di Topolino ce n’è una di comunicazione: le parodie si fanno sui grandi classici. Se l’obiettivo di una campagna elettorale improntata alla polarizzazione esasperata è diventare immediatamente una parodia e non già un classico, mi pare che ci sia un problema politico più che di comunicazione. Una classe dirigente che si butta su Tik-Tok nel tentativo di riacchiappare giovani per portarli alle urne, tenuto conto che a questo giro anche a 18 anni si potrà votare per il Senato.

C’è poi chi non sa di cosa sta parlando. Prendiamo Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, trait d’union fra Lega e berlusconiani, capolista di Forza Italia al Senato in Lombardia e in Puglia, nonché candidata in Piemonte. Dice che i rigassificatori servono “subito” per “estrarre gas naturale nazionale e renderci indipendenti dagli approvvigionamenti dall’estero”. Ma la funzione dei rigassificatori non è quella, basta cercare su Google se proprio si ha qualche dubbio.

Sorge appunto cioranianamente il dubbio, o la certezza, che siamo in presenza della campagna elettorale peggiore degli ultimi anni. Una campagna elettorale che non tiene conto dei costi delle promesse dei partiti.

Pensiamo alla flat tax di Lega e Forza Italia, ben analizzata da Massimo Baldini e Leonzio Rizzo su Lavoce.info: “La proposta della Lega produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale”. Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione: “La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 38 miliardi. Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 20 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. A parità di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola. Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora. Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni”.

La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia. “Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione. L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi. L’impatto di questa misura sarebbe peraltro ancora più pesante sui conti pubblici oggi rispetto a quattro anni fa. Nel 2018, infatti il rapporto debito/Pil era pari al 132,2, mentre nel 2021 aveva raggiunto il 150,8 per cento”. Insomma chi offre di più? (Public Policy)

@davidallegranti