Twist d’Aula – Equilibrista o prigioniero?

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Il dissenso della Lega sull’orario del coprifuoco è l’episodio palese di tensioni che covano nascoste da tempo. Finora Draghi ha mostrato di saper camminare sul filo del rasoio, provando ancora una volta di essere più abile a gestire equilibri esistenti che a crearne di nuovi. Dote certamente utile con l’attuale eterogenea maggioranza, il semestre bianco che si avvicina, le amministrative in agenda, ma c’è il dubbio che questa minuziosa attenzione ai rapporti di forza, invece che al timone, renda Draghi prigioniero del quadro politico. Fin dal suo arrivo a Palazzo Chigi il primo ministro ha puntellato il patto di Governo componendo la squadra con tratti da Cencelli e chiamando nell’Esecutivo gli esponenti più moderati dei vari partiti, così da puntellare i rapporti con ciascuno di essi. Tuttavia adesso il problema si pone in Parlamento, dove le componenti meno governiste potrebbero alzare battaglia sui vari provvedimenti in esame. Insomma mossa a doppio taglio. Anche voler difendere pubblicamente Speranza, pur smentendolo nei contenuti e nonostante la sua posizione sia decisamente debole, è stata una scelta radicata nella consapevolezza che togliere anche solo un pezzo del puzzle potrebbe far crollare tutto.

Cambiando visuale la dinamica non cambia. Fino ad oggi l’ultima versione consultabile del Pnrr era del 12 gennaio, tempi dell’Esecutivo Conte, nonostante con Draghi i lavori non si siano mai fermati (specie tra Colao, Cingolani, Giovannini e Franco). La tattica è stata quella del giocatore di poker che tiene le carte coperte fino all’ultimo proprio per evitare proteste e pressioni da parte dei partiti e presentargli il prodotto solo una volta confezionato. Tuttavia, bisognerà capire se e quanto il risultato sia il frutto di compromesso e quanto, invece, sia ciò di cui il Paese ha bisogno. In campo economico, pur con diverse discontinuità, l’impianto del Governo precedente non è stato (ancora) smantellato. Nonostante le teorie su “debito buono” e “debito cattivo” anche da ultimo ribadite, continua la politica dei sostegni alle imprese (in parte ancora necessaria, visto che continuano anche le restrizioni). Il blocco dei licenziamenti, che esiste solo in Italia, finirà ad ottobre per le piccole aziende e a giugno per quelle più grandi. Si cambia, ma con equilibrio. Allargando l’inquadratura, la cancellazione delle cartelle esattoriali è finita con un compromesso, come anche la decisione sulla scuola.

In una Repubblica parlamentare, mentre si avvicinano le elezioni e i leader alzano la voce, una maggioranza variopinta ed eterogenea può essere difficile da gestire. Il grado di tensione tra i partiti verrà misurato durante la conversione parlamentare dei diversi provvedimenti in agenda (e già sulla legge di delegazione europea non è stato un percorso agevole). La capacità di mediazione di Draghi che oggi vediamo plastica, si ritrova anche nella sua storia più celebre. Prima del “whatever it takes” l’allora presidente Bce trovò con Merkel un accordo che lo protesse dai falchi rigoristi (e lo spread cominciò a scendere un mese dopo, ad agosto 2012, quando Berlino diede l’ok agli aiuti alla Grecia). Il suo “bazooka”, ancor prima che nel direttivo dell’Eurotower, fu armato all’interno del Consiglio europeo dove fu cementato un equilibrio continentale (e non solo) a sostegno della sua politica economica.

Bisogna verificare se, cambiando l’ordine dei fattori (e il campo da gioco), il prodotto non cambia. Siamo ad un passaggio decisivo, con la campagna vaccinale che accelera e il Recovery ormai da consegnare. Ora, quale sarà la capacità del premier di imprimere un’accelerazione e di spingere sulle tre riforme che ha annunciato (Pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco), superando le innumerevoli resistenze di ogni tipo che esistono in Italia? Qualcuno dice che la modalità è quella gesuitica, di chi esercita la leadership senza volerla, di orientare la politica lasciando che gli altri la guidino. Silenziosamente ma con determinazione. Qualcun altro dice che l’unico approccio possibile è affrontare un problema alla volta. Tuttavia, il presidente del Consiglio è molto attento alle alchimie, ai giudizi, alla rassegna stampa che legge minuziosamente ogni mattina. Alcuni dicono che questo suo equilibrismo sia propedeutico alla scalata al Colle. Altri che sia l’unico modo possibile per stare dove sta. Di certo fa parte del suo carattere. Vediamo se combacia con quello del quadro politico. (Public Policy)

@m_pitta