Twist d’Aula – Quanto durerà la pax draghiana?

0

di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Come se ci fossero due piani, separati e distinti. Con il cambio di Governo si è avviato un processo politico generale che vede la destrutturazione e ristrutturazione di tutte le forze politiche. In questo smottamento, però, i partiti cercano nuova identità. Il Pd, per esempio, torna a premere sullo Ius Soli, la Lega sul fisco. Inoltre, come emerso nella redazione del primo provvedimento economico, cominciano a ravvivarsi le differenze. Pur tra partiti in metamorfosi.

Draghi otteneva la fiducia solo un mese fa. Da allora il Pd ha cambiato segretario e linea politica, spostandosi verso una più riformista. I 5 stelle governisti si sono separati dall’ala più radicale. Perfino Leu si è divisa. (Più Europa anche, ma per un motivo diverso). A destra la Lega ha dismesso i panni sovranisti per indossare quelli europeisti. Berlusconi si è alleato con Di Maio e ha ottenuto ministeri chiave. Fratelli d’Italia, pur rimanendo all’opposizione, evita di criticare direttamente il Palazzo Chigi. Insomma, nessun partito è lo stesso di prima tanto che si parla di Pax Draghiana. A guardare più in dettaglio comincia tuttavia ad affiorarsi una realtà concreta dove l’aria appare diversa.

Il decreto Sostegni ha avuto una genesi lunga e travagliata. Dopo settimane di trattative, giovedì alla riunione di maggioranza erano presenti 46 persone, di cui 35 parlamentari. Troppi, anche per le larghe intese. Troppi perché così diventa difficile arrivare a una sintesi, tanto che i nodi più intricati sono stati ‘risolti’ in Consiglio dei ministri. Tuttavia, i distinguo sono stati abbastanza netti. Sulla cancellazione delle cartelle esattoriali a sinistra si è parlato esplicitamente di “condono”, mentre a destra c’è chi voleva alzare la soglia a 10mila euro e chi, addirittura, avrebbe cancellato ogni limite, compresi quelli temporali. Il provvedimento dovrà passare al vaglio del Parlamento. Vedremo se i contrasti proseguiranno nelle commissioni (dove il centrodestra sembra essere più omogeneo degli ex giallo-rossi).

Sulla proroga del blocco dei licenziamenti, poi, che dovrebbe interessare tutte le aziende, dalle parti della Lega hanno protestato. Così come per il rinnovo del contratto degli statali, con aumento di stipendio, che è stato digerito solo perché presentato come propedeutico a una riforma della Pubblica amministrazione. Allo stesso modo, sulla proroga del blocco degli sfratti per gli inquilini morosi, potrebbe accendersi la tensione. Bisogna poi rilevare che le differenze non sono solo tra centrodestra e centrosinistra, ma anche interne agli stessi schieramenti. Poco prima del lockdown Bonaccini era d’accordo con Salvini sulla riapertura dei ristoranti e Nardella chiese la revisione del Codice degli Appalti, entrambi suscitando malumore al Nazareno. Erano prese di posizione con cui l’ala riformista del Pd provava a segnare la propria differenza.

Ora, non c’è dubbio che Draghi abbia solide capacità di costruire alleanze e condurre negoziati a proprio favore (dimostrate a più riprese, al Tesoro, in Banca d’Italia e in Bce). Ma poi i provvedimenti devono passare al vaglio del Parlamento. Vedremo tra qualche settimana, ma è possibile che una volta finita la luna di miele del Governo, con l’allentarsi dell’emergenza sanitaria, più si avvicinerà il semestre bianco e le elezioni, più le forze politiche avranno necessità di (ri)affermare la propria identità e, quindi, piantare bandierine. Quali saranno, e se rimarranno compatibili, dipenderà sia dal percorso dell’Esecutivo Draghi, sia dalla capacità delle forze politiche di tradurre in consenso un processo che si è già messo in moto. (Public Policy)

@m_pitta

(foto: cc Palazzo Chigi)