Twist d’Aula – Manovra 2026: risparmiare oggi per spendere domani

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Dopo questa legge di Bilancio, per l’attuale legislatura ne resta una sola: quella che accompagnerà il Paese alle urne nella primavera 2027. È questo il dato politico che spiega la natura della Manovra 2026, la più leggera degli ultimi dieci anni: appena 18 miliardi, lo 0,8% del Pil, contro i 24 miliardi dell’anno scorso (diventati 28 con i decreti attuativi) e i 35 miliardi del 2024.

Il ministro Giorgetti parla di “serietà e credibilità” verso i mercati. E i numeri gli danno ragione: spread a 77 punti base, minimo dal 2010, e rating in miglioramento. Ma c’è dell’altro. L’obiettivo vero è portare il deficit sotto il 3%, meglio del 3,3% concordato con Bruxelles, così da uscire con un anno di anticipo dalla procedura per deficit eccessivo. Mani più libere, dunque, per la prossima Manovra — quella pre elettorale.

Austerità oggi, in un clima sociale tutt’altro che neutrale. Secondo Eurispes, Censis e Istat l’84% degli italiani percepisce un aumento generalizzato dei prezzi; il 60% fatica ad arrivare a fine mese per affitto (44,3%), mutuo (32%) e bollette (29,1%). In quindici anni la ricchezza reale delle famiglie si è ridotta dell’8,5%, con il ceto medio come principale vittima. I salari reali restano più bassi dell’8,8% rispetto al gennaio 2021.

In questo contesto la Manovra in discussione al Senato — ancora una volta senza un reale passaggio preliminare alla Camera, secondo la prassi ormai consolidata del bicameralismo alternato — appare particolarmente esigua. Aumenti del carico fiscale sugli affitti, tagli ai ministeri, interventi marginali sulla fiscalità immobiliare, una limatura del cuneo fiscale: poco, e poco visibile. La scommessa è altrove: nel 2027.

Nei corridoi di Palazzo Chigi circola già il menu della prossima legge di Bilancio: taglio ampio delle tasse, aumento dell’assegno unico universale, introduzione del quoziente familiare, estensione della flat tax fino a 100mila euro di reddito, riduzione delle accise. Misure pensate per essere immediatamente percepibili — lo stesso schema psicologico degli “80 euro” — e calibrate per un ritorno elettorale diretto.

Lo stesso vale per il dossier bollette. Nel primo semestre 2025 sono state del 15% più alte della media europea e nel 2027 potrebbero aumentare ancora per via dell’ETS 2, con un costo aggiuntivo di alcune centinaia di euro a famiglia, oltre all’impatto sulle imprese. In primavera scadono i cda di Terna, Enel ed Eni: secondo indiscrezioni, il Governo sarebbe pronto a confermare gli attuali vertici in cambio dell’impegno a ridurre le bollette in vista del voto.

La strategia è chiara: disciplina fiscale oggi per finanziare l’espansione di domani. Un equilibrio fragile. Meloni punta a restare a Palazzo Chigi e a evitare il rischio di un Senato senza maggioranza — scenario su cui non pochi, a Roma, sembrano lavorare anche per impedire un’ascesa lineare della destra al Quirinale. Per riuscirci dovrà centrare entrambe le platee: continuare a rassicurare i mercati mentre prepara i regali sotto l’albero del 2027. (Public Policy)

@m_pitta

(foto cc Palazzo Chigi)