Twist d’Aula – Santanchè è uscita dal gruppo

0

di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Almeno fino al 26 marzo, data dell’udienza che si terrà a Milano sul rinvio a giudizio, Daniela Santanché resta al suo posto. E non perché la sua posizione sia solida, ma perché Meloni non può permettersi di cedere, nemmeno di fronte al pressing del suo partito. Se cadesse anche una sola pedina, infatti, potrebbe saltare tutta la scacchiera. Insieme alla ministra sono infatti sotto accusa il sottosegretario Delmastro, i ministri Piantedosi e Nordio, il sottosegretario Mantovano, ovviamente Salvini, ma anche Urso o Crosetto. La posizione di Santanché è però diversa, e non tanto per la vicenda in sé, quanto per ciò che lei rappresenta per Fratelli d’Italia. Una relazione che “plasticamente” (cit.) racconta di due approcci divergenti, quella che cammina sul tacco 12 e quella che affonda nella tradizione della destra sociale.

A Montecitorio Santanché ha evitato di rispondere nel merito, trasformando l’intervento in aula in una difesa insieme politica e personale, esibendo “lusso e ricchezza” come stile di vita, “ed è per questo che mi odiate”. Dichiarazioni che, oltre a urticare le opposizioni, confliggono con la tradizione della destra sociale, spesso giustizialista e pauperista, che prova a mostrarsi vicina alle classi popolari. Non è un caso che il capogruppo di FdI alla Camera Bignami abbia detto che la possibilità che la ministra prenda in considerazione le dimissioni “è un dato di fatto importante”. Dire che viene mal sopportata dagli eredi di Colle Oppio è un eufemismo. La postura di Santanché imbarazza molti nel partito della premier, specie in un momento in cui riesplode il problema del caro bollette, in cui l’economia rallenta, in cui l’inflazione non accenna a calare mentre i salari restano al palo.

Se si vuole ribaltare l’inquadratura ci sono diversi provvedimenti economici che indicano quale sia la direzione scelta dal Governo. Ultima in ordine di tempo, la legge di Bilancio. La manovra 2025, dice l’Ufficio parlamentare di Bilancio, aiuta le famiglie con un beneficio netto di 14,7 miliardi nel 2025, 18,8 miliardi nel 2026 e 19,9 miliardi nel 2027. In totale 53,4 miliardi in tre anni distribuiti tramite taglio al cuneo fiscale, decontribuzioni, bonus figli, assegno unico, rinnovo dei contratti pubblici e interventi sul welfare. Significativo che a questi vantaggi per dipendenti pubblici e privati corrispondano invece penalizzazioni per “consumi e imprese”. In particolare, dice l’Upb, imprese e autonomi contribuiranno al miglioramento dei saldi pubblici per circa 11 miliardi in tre anni. Ed è evidente che Santanché appartiene idealmente a questa seconda categoria.

Ora l’obiettivo immediato del Governo è reperire risorse per “aiutare le classi deboli” contro i rincari delle bollette, mentre da troppo tempo vien rimandata la scelta su come sviluppare il nostro sistema di approvvigionamento energetico. Ripercorrendo a ritroso alcune scelte economiche, viene confermato l’indirizzo di questo Governo: la tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche, inapplicata e inapplicabile e che mandò su tutte le furie casa Berlusconi, tradiva un approccio, quasi un pregiudizio verso il mondo della finanza, che poi è l’architrave a sostegno dello sviluppo del capitalismo come spiega Weber. Sono mesi poi che il mondo imprenditoriale del Settentrione, con Milano capitale del business, si sente ignorato, se non dimenticato, da questo Governo.

Si dirà: sul Reddito di cittadinanza l’intervento dell’Esecutivo è stato piuttosto brutale. Può darsi. Tuttavia la misura, contestata in larga parte dell’opinione pubblica, non è stata eliminata del tutto, ma ridotta di un terzo andando a cancellare la parte più soggetta a effetti perversi, cioè quella dei cosiddetti ‘occupabili’. Sul piano fiscale poi l’accelerazione della Lega su una nuova rottamazione mira a colmar un vuoto. Durante la vita dell’Esecutivo Meloni, infatti, la pressione fiscale è aumentata, al contrario di quanto ci si dovrebbe idealmente attendere da un governo di destra. E della flat tax che dovrebbe favorire i redditi più alti, per adesso rimane lontana l’applicazione.

Insomma, per quanto ci sia una fratellanza economica tra Meloni e Milei, la motosega dell’argentino resta un oggetto proibito in Italia. Dunque, per adesso Santanchè resta al suo posto, ma è evidente la divaricazione tra ciò che la ministra rappresenta e la direzione di marcia dell’Esecutivo, come anche le radici ‘sociali’ di Fratelli d’Italia. Per adesso, nonostante un’economia debole, i sondaggi sembrano premiare il partito della premier. Un fenomeno che potrebbe rientrare nella più ampia tendenza che vede i partiti di destra, popolari o populisti che dir si voglia, avanzare un po’ ovunque in Occidente, da Afd a Le Pen, dai Brexiters a Trump. Bisogna capire se, in questo scenario, ci sarà ancora posto per il tacco 12. (Public Policy)

@m_pitta

(foto cc Palazzo Chigi)